Giubileo: Catanzaro,i “verbi d’azione” suggeriti dall’arcivescovo

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Catanzaro – “Prendere l’iniziativa senza paura”, “compiere il primo passo”, “precedere nell’amore”, “andare incontro” e “cercare i lontani”. Questi sono i “verbi d’azione” suggeriti per l’Anno giubilare dall’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone. Nella lettera alla diocesi per l’Avvento, che si aprira’ domenica prossima, dal titolo “Maria, la scorciatoia per il paradiso”, invita a “non avere paura” a “imboccare sentieri e scorciatoie verso la vera meta, l’esistenza martiriale (vita che testimonia l’amore e la fedelta’ a Cristo, anche a costo di versare per lui il proprio sangue”. Solo “chi non ha paura seguitera’ a parlare coraggiosamente della Via, della Verita’ e della Vita, cioe’ di Gesu’ Cristo. Continuera’ a farlo con parole e azioni, anche in una societa’ e in un periodo difficile”. Per il presule, il paradiso “non e’ un’utopia, un luogo che non sta da nessuna parte; tant’e’ vero che esistono delle strade per raggiungerlo piu’ spediti, oltrepassando la strada degli affanni e del lutto”. Da qui l’invito all’impegno “soprattutto a livello di annuncio”: “non teniamo celato il nostro tesoro, ma mostriamolo e condividiamolo. Parliamo dunque. Testimoniamo il Cristo. Basta tacere!”. Da qui il “fare il primo passo” che e’ quello di “andare nella direzione di tutti”, “soprattutto andando verso quelle persone emarginate, perche’ considerate avversarie, rivali, nemiche, in difficolta’, lontane, perdute. Andare, precedere, per rendere pubblico – scrive mons. Brtolone – e manifesto il cristiano desiderio inesauribile di offrire misericordia a tutti”.

Nella lettera l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace annuncia che in diocesi la Porta Santa sara’ aperta il 13 dicembre: “Le porte della Chiesa non sono mai chiuse, come non lo sono le porte del cielo – scrive – sempre aperte grazie al Risorto”. Percio’ le vie che “li’ conducono sono ben tracciate. Se seguiremo le indicazioni della Mater misericordiae avremo quindi il cammino ben segnalato, anzi prenderemo davvero la scorciatoia per il paradiso, senza sbagliare, come gli abitanti di Babele, costruendosi ‘una citta’ e una torre, la cui cima tocchi il cielo'”. Da diversi anni “Babele – scrive mons. Bertolone – incombe come metafora del nostro presente di donne e uomini della modernita’. Innamorati di noi stessi, non ci accorgiamo che cambia vertiginosamente non soltanto la societa’, ma lo stesso letto del fiume, ossia mutano gli assunti di fondo, sui quali si reggeva la nostra societa’ che e’ ancora fondamentalmente cristiana”. Per l’arcivescovo al “senso di perdita delle certezze” e al “terremoto dell’insicurezza” non “si rimedia costruendo ‘torri’ per il cielo’. I verbi andare e cercare non dicono di costruire edifici, ma di muoversi, di attivarsi procedendo verso chi non viene, cercando quelli che non vogliono farsi nostro prossimo”.