Perseo: Pm Romano presenta altra richiesta di rinvio a giudizio per Scaramuzzino e i fratelli Trovato

Elio Romano

Elio Romano

Lamezia Terme –  Perseo, il nome in codice dato all’operazione antimafia messa a segno nel luglio del 2013, continua a produrre effetti giudiziari collaterali rispetto al filone principale dell’inchiesta che coinvolse per 65 persone. Infatti è stato emesso un altro avviso di conclusione delle indagini preliminari per quanto riguarda una vicenda che vedrebbe coinvolti i fratelli Alessandro, Luigi e Franco Trovato, l’avvocato Giovanni Scaramuzzino, Antonio Voci, Francesco Cosentino e Francesco Gigliotti, nei confronti dei quali il pubblico ministero Elio Romano ha chiesto il rinvio a giudizio. Dovranno comparire dinanzi al Giudice delle indagini preliminari di Catanzaro il 22 aprile 2015. I reati di cui dovranno rispondere a vario titolo sono: estorsione, truffa a danno di due compagnie assicurative, lesioni gravi e violenza privata, tutti aggravati dalla circostanza di essere stati commessi con metodologie mafiose o al fine di agevolare l’associazione di ‘ndrangheta dei “Giampa”, cosca alla quale, secondo gli investigatori erano inseriti i fratelli Trovato.
I fatti risalgono al luglio 2010 quando l’artigiano A.D.V. si presentò da Alessandro Trovato e Francesco Gigliotti per chiarire la vicenda della lite con suo figlio; l’artigiano però fu malmenato dai due con calci e pugni e con un grosso martello di ferro, oltre che essere ferito più volte con un taglierino tanto da provocargli uno sfregio permanente sul viso. Le lesioni riportate, guarite in 85 giorni, lo costrinsero al ricovero in ospedale. Durante il periodo di permanenza ricevette la visita di Franco e Luigi Trovato insieme ad Antonio Voci, i quali lo minacciarono di ritorsioni se avesse denunciato il fatto e lo costrinsero a “partecipare alla truffa assicurativa architettata per ‘coprire’ le condotte criminose”.
L’artigiano fu costretto ad affermare che le ferite riportate erano dovute ad un incidente stradale, di fatto mai avvenuto tra un’automobile di proprietà di Francesco Cosentino e un autocarro. La pratica dell’incidente era seguita dall’avvocato Scaramuzzino “su mandato occulto ed interesse sostanziale di Luigi Trovato e Franco Trovato, predisponendo gli atti legali finalizzati ad ottenere l’illecito profitto”. L’assicurazione liquidò 33.500 euro: 16.750 andarono alla vittima, 12.550 a Franco Trovato e 4.200 euro furono trattenuti da Scaramuzzino per le spese legali.
Il sostituto procuratore ha definito il “fatto aggravato altresì per aver agito al fine di agevolare l’attività di un’associazione per delinquere di tipo ‘ndranghetistico, che avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo persegue scopi corrispondenti a quelle associazioni di tipo mafioso, individuabile nel clan Giampà di Lamezia Terme, in cui Franco Trovato e Luigi Trovato erano inseriti almeno dal 2007”.
Le indagini del caso,su direttiva del sostituto procuratore Elio Romano, sono statesvolte dal Nucleo Mobile del Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme, al comando del Tenente Colonnello Fabio Bianco.
In tale contesto, gli investigatori hanno ricostruito anche le movimentazioni finanziarie poste a base dell’accusa di estorsione nei confronti di Luigi Trovato, Franco Trovato, Antonio Voci e Giovanni Scaramuzzino.
Secondo le indagini del Nucleo Mobile, infatti, dall’estratto del conto corrente intestato a Giovanni Scaramuzzino, sarebbe emerso che questi, in data 19.05.2011, riceveva un bonifico dalla Duomo-Unione assicurazioni, per 33.500,00 euro quale risarcimento per il sinistrato e di tale somma 4.200,00 euro erano relativi a compensi legali. Dallo stesso estratto conto sarebbe emerso , altresì, che lo Scaramuzzino una volta ricevuto il bonifico di cui sopra, effettuava le seguenti operazioni: richiedeva alla sua banca l’emissione di un assegno circolare a nome della vittima dell’aggressione dell’importo di 16.750,00 euro dopodichè emetteva e negoziava per cassa due assegni a sua firma tratti dallo stesso conto corrente, entrambi dell’importo di 8.375,00 euro e prelevava contestualmente le equivalenti somme in denaro contante. Secondo le conclusioni degli investigatori, l’avvocato avrebbe reso al malcapitato solo la somma di 16.750 euro invece di quella che era realmente a lui destinata ( 29.300 euro) e le restanti somme sarebbero quelle destinate poi ai fratelli Trovato per come riferito dai pentiti e dalla stessa vittima.