Caporalato: Ferrara, Parentela e Bernini (M5S) scrivono ai Ministri

sibaritide_caporalatoRoma- “L’operazione della Guardia di Finanza non fa che portare alla luce, ancora una volta, come sia radicato e capillare il fenomeno del caporalato in Calabria ed al Sud in generale. Attraverso la visita degli scorsi giorni nella Piana di Gioia Tauro abbiamo voluto verificare le condizioni di vita e di lavoro delle persone impiegate nel settore agrumicolo. Abbiamo ascoltato e registrato anche le problematiche lamentate dai produttori locali, da un lato additati come sfruttatori e dall’altro vittime di un succedersi di Governi che hanno abbandonato ogni forma di tutela verso un settore che sarebbe dovuto essere risorsa primaria per l’economia di alcune Regioni, fra queste la Calabria”. Lo afferma in una nota Laura Ferrara commentando, a pochi giorni dalla visita dell’eurodeputata Laura Ferrara nella Piana di Gioia Tauro, con i deputati Bernini e Parentela, la notizia “sconcertante sullo sfruttamento di braccianti agricoli impiegati nella raccolta degli agrumi e pagati un euro all’ora nella provincia di Cosenza”.

Ferrara, Parentela e Bernini hanno scritto ai Ministri e ritengono “quanto mai necessaria ed urgente una etichettatura etica delle arance e di tutti gli altri prodotti ortofrutticoli italiani e una riforma efficace della distribuzione dei prodotti agricoli che oggi arrivano al consumatore dopo ben 14 passaggi di intermediari.
“Passaggi poco trasparenti – continua l’eurodeputata – che vedono coinvolti braccianti agricoli, piccoli e grandi produttori, criminalità organizzata, grande distribuzione, multinazionali. Una filiera malata che scarica ai livelli inferiori (piccoli produttori e braccianti) costi e disagi”.

Alfano, Poletti e Martina, hanno segnalato nella missiva invita ai ministri, che “i piccoli produttori soccombono nei rapporti di forza con le Organizzazioni di Produttori, costituite da aziende agricole della Piana. Nell’area di Rosarno sarebbero pochissimi i soggetti che dominano il mercato delle arance e vendono a multinazionali e supermercati”. Nella zona industriale di San Ferdinando, fanno rivalere che “insiste una tendopoli-baraccopoli (le tende recano la dicitura “Ministero dell’Interno”) e stabilimenti industriali abbandonati ed occupati da centinaia di lavoratori immigrati di origine africana, costretti a vivere ai margini della società civile, in veri e propri ghetti e situazioni abitative che costituiscono un’offesa alla dignità umana. Fra le richieste ai rappresentanti del Governo Renzi anche un piano di interventi- conclduono – volto a garantire misure per la sistemazione logistica e il supporto dei lavoratori, al fine di migliorare le condizioni di svolgimento dell’attività lavorativa stagionale di raccolta dei prodotti agricoli”.