‘Ndrangheta: Dda, imprenditori Lamezia collaborino con inquirenti

conf-stampa-diaCatanzaro – “C’e’ la massima attenzione per quanto sta avvenendo in questi ultimi giorni a Lamezia Terme”. E’ quanto ha detto il procuratore facente funzioni di Catanzaro, Giovanni Bombardieri in riferimento agli ultimi atti intimidatori avvenuti ai danni di attivita’ economiche lametine. “Al momento – ha spiegato – sta lavorando senza sosta la Procura locale. Bisognera’ quindi distinguere tra i vari episodi e poi vedere quali siano collegati”. Il procuratore ha poi voluto lanciare un appello agli imprenditori locali. “Lamezia e’ un territorio particolare. Negli ultimi tempi – ha dichiarato – abbiamo avuto importantissime operazioni con decine di arresti. Nei processi che ne sono scaturiti abbiamo visto imprenditori modificare in aula le dichiarazioni che avevano reso in precedenza. E’ dovere della parte sana della societa’ civile lametina che vuole affermare la legalita’ sul territorio esporsi. Non si puo’ chiedere allo Stato – ha concluso – di intervenire e poi tirarsi indietro”.

‘Ndrangheta: sequestro beni, a Cianflone monopolio calcestruzzo
Catanzaro – Francesco Cianflone, 60 anni, l’imprenditore edile di Lamezia Terme (Cz) al quale la Dia di Catanzaro ha confiscato stamane beni per 7 milioni di euro, grazie al clan Giampa’, aveva ottenuto il monopolio del calcestruzzo. Attualmente imputato per associazione mafiosa, arrestato nel maggio 2013 nell’ambito dell’operazione “Piana”, Cianflone sarebbe stato l’imprenditore di riferimento della cosca dal 2007 fino all’inizio del 2012. Gli investigatori della Dia hanno ricostruito l’ascesa dell’imprenditore che nel 2007 si rivolse a Vincenzo Bonaddio, esponente di spicco della cosca lametina, per chiedere “protezione”. Da quel momento l’impresa oggi confiscata avrebbe ottenuto appalti e lavori in maniera crescente.
Secondo l’accusa, Cianflone avrebbe messo a disposizione del clan la sua azienda dividendo gli introiti e sfruttando i poteri di intimidazione dell’organizzazione. In questo modo avrebbe ottenuto appalti o subappalti nella fornitura di calcestruzzo, scavalcando le regole della normale concorrenza di mercato. L’imprenditore lametino non avrebbe avuto solo un ruolo passivo; sarebbe stato invece, secondo gli inquirenti, parte attiva nell’ infiltrazione della cosca nell’economia locale. Gli imprenditori che avevano in corso lavori sul territorio del clan, consapevoli del rapporto che legava Cianflone ai Giampa’, si rivolgevano a lui per “mettersi a posto” e poter lavorare senza avere fastidi. Tanto e’ vero che gli stessi uomini della cosca erano soliti consegnare il biglietto da visita di Cianflone ai titolari delle aziende. Lo stesso reggente del clan Giuseppe Giampa’, come riferito nel corso di una conferenza stampa dagli inquirenti, ha detto: Secondo il procuratore facente funzioni di Catanzaro, Giovanni Bombardieri, “la confisca dei beni di Cianflone si inserisce nel percorso intrapreso dalla Dda di Catanzaro che mira ad affiancare all’azione repressiva un intervento costante teso a colpire i patrimoni accumulati illecitamente”. Per il colonnello Gaetano Scillia, capo centro della Dia di Reggio Calabria, “l’aggressione ai beni dei clan e’ il vero pericolo per l’esistenza delle cosche”. Un obiettivo che la sezione di Catanzaro, guidata dal vice questore aggiunto Antonio Turi, ha perseguito con successo arrivando a confiscare negli ultimi cinque anni beni per oltre 400 milioni di euro. Nel solo territorio di Lamezia Terme il valore dei beni confiscati e’ di 80 milioni di euro, mentre i sequestri ammontano a 16 milioni di euro.

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