‘Ndrangheta: boss scarcerati; magistrati, “oberati di lavoro”

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Reggio Calabria – Difendono l’operato della loro collega i magistrati della Corte d’Appello di Reggio Calabria, in merito alla vicenda che ha portato alla scarcerazione di tre imputati nel processo “Cosa Mia” in seguito al mancato deposito nei tempi previsti delle motivazioni relative alla sentenza di secondo grado nei termini previsti. Il procedimento era scaturito da un’operazione contro le cosche di ‘ndrangheta di Palmi e Barritteri, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, portata a termine nel 2010 e relativa a presunte infiltrazioni mafiose negli appalti per i lavori sull’A3, nel tratto compreso tra gli svincoli di Palmi e Scilla, nel Reggino. Al centro della polemica, il consigliere estensore Stefania Di Rienzo. “Le scarcerazioni di Filippo Morgante, Maria Carmela Surace e Antonino Ciappina sono dovute – hanno spiegato, nel corso di una conferenza stampa, il presidente Luciano Gerardis e i magistrati Bruno Muscolo, Roberto Lucisano, Tommasina Cotroneo, Gaetano Amato, Francesco Gullino e Cinzia Barilla’ – ad una rimodulazione dei termini all’indomani delle intervenute assoluzioni dai reati piu’ gravi (tra cui l’omicidio e l’estorsione aggravata) e cio’ al fine di dare esecuzione alle scansioni processuali relative all’art. 304 lett. C del Codice di procedura penale”.

I magistrati hanno evidenziato la situazione “di grandissima difficolta’” e le condizioni di un lavoro “svolto in condizioni assolutamente eccezionali per la quantita’ e la qualita’ dei processi”. Al 15 giugno 2016, nel distretto di corte d’appello di Reggio Calabria – e’ stato fatto rilevare – si sono svolti 5374 procedimenti ordinari; 101 maxi processi con 636 imputati; 113 con detenuti e 499 imputati. E’ stato anche ribadito l’annoso problema della carenza degli organici “reiteratamente rappresentati al Csm, tanto che – ha precisato il presidente Gerardis – ho chiesto un’audizione urgente al Csm, per spiegare ancora una volta e numeri alla mano, se una simile situazione puo’ essere paragonabile con altre realta’ del Paese”.
“La collega Di Rienzo – ha affermato il giudice Roberto Lucisano – con grandissima dedizione, ha deciso di proseguire anche durante le ferie il lavoro sulle sentenze. Tutt’altro, quindi, da com’e’ stato scritto in maniera a dire poco imprecisa, che avere trascurato il proprio impegno. Un atto meritevole direi che testimonia come tutti i magistrati di questo distretto lavorino in maniera indefessa”. Un allarme “infondato”, secondo i magistrati, in quanto per i tre scarcerati “i reati fine erano stati cassati in secondo grado. Resa dello Stato in Calabria? Mancanza di giustizia? – si e’ chiesto il presidente Gerardis – conclusioni a dir poco errate a fronte delle risposte straordinarie che stiamo fornendo sul terreno dell’amministrazione della Giustizia”.