Istat: sale emigrazione italiana, quasi 23mila laureati (+13%)

laureati600x400Roma – Sono sempre di piu’ i laureati italiani con piu’ di 25 anni di eta’ che lasciano l’Italia: quasi 23mila nel 2015, +13% sul 2014. L’emigrazione aumenta anche fra chi ha un titolo di studio medio-basso, sono stati 52mila, +9% sul 2014. Ed e’ ancora in crescita il numero delle emigrazioni (cioe’ le cancellazioni dall’anagrafe per trasferirsi all’estero): lo scorso anno sono state 147mila, l’8% in piu’ rispetto al 2014. Tale aumento e’ dovuto esclusivamente alle cancellazioni di cittadini italiani, passati da 89mila a 102mila unita’, pari a +15% sul 2014 ma piu’ che raddoppiato in cinque anni, mentre quelle dei cittadini stranieri si riducono da 47mila a 45mila (-6%). Le principali mete di destinazione per gli emigrati italiani sono Regno Unito (17,1%), Germania (16,9%), Svizzera (11,2%) e Francia (10,6%). Gli italiani rientrati dall’estero nello stesso anno sono stati invece 30mila, provengono piu’ frequentemente da Germania, Svizzera, Brasile e Regno Unito. I due flussi danno cosi’, origine ad un saldo migratorio negativo dei soli cittadini italiani di 72mila unita’. E’ la fotografia che l’Istat fa a proposito di migrazioni internazionali e interne della popolazione residente in Italia, indicando come sostanzialmente stabile rispetto al 2014 il numero di immigrazioni, cioe’ le iscrizioni all’anagrafe dall’estero: nel 2015 sono stati 280mila, e nove su dieci riguardano cittadini stranieri, provenienti da 176 Paesi differenti e con 177 diverse cittadinanze.

Tra i flussi in entrata, la cittadinanza piu’ rappresentata e’ sempre quella romena, con 46mila iscritti, seguita dalle comunita’ marocchina (15mila), cinese (15mila) e bengalese (12mila). In rapporto al numero di residenti, le province da cui hanno origine i piu’ rilevanti flussi in uscita di italiani sono quelle siciliane e quelle al confine nord del Paese. Tra le prime si segnalano, in particolare, le province di Enna, Caltanissetta, Agrigento e Palermo dove si riscontrano tassi di emigratorieta’ tra il 2,7 e il 3,0 per mille abitanti. Nelle zone invece di confine, quelle dove maggiori sono le possibilita’ di espatrio di breve raggio, si contraddistinguono le province di Imperia (3,4 per mille), Bolzano (3,3 per mille) e Trieste (2,9 per mille). Nel 2015 il saldo migratorio con l’estero si mantiene positivo per 133mila unita’ ma si riduce del 6% rispetto all’anno precedente. Gli emigrati di cittadinanza italiana nati all’estero ammontano a oltre 23mila: il 55% torna nel Paese di nascita, il 37% emigra in un Paese dell’Unione europea, il restante 8% si dirige verso un Paese terzo non Ue. Negli ultimi vent’anni i flussi migratori con l’estero hanno rappresentato il principale fattore di crescita della popolazione residente in Italia, producendo un saldo migratorio positivo e contribuendo a modificare la popolazione residente dal punto di vista quantitativo e strutturale. Ma fermandosi agli ultimi cinque anni si nota che le immigrazioni si sono ridotte del 27%, passando da 386mila nel 2011 alle, per l’appunto, 280mila nel 2015. Le emigrazioni, invece, sono aumentate in modo significativo, passando da 82mila a 147mila. Il saldo migratorio netto con l’estero, pari a 133mila unita’ nel 2015, registra il valore piu’ basso dal 2000 e a questo punto non e’ piu’ in grado di compensare il saldo naturale largamente negativo (-162mila).
Lo scorso anno la popolazione residente e’ diminuita di 130mila unita’. Il calo riguarda esclusivamente i cittadini italiani (142mila residenti in meno), mentre la popolazione straniera aumenta di circa 12mila residenti. Anche se in misura ridotta rispetto al passato, l’apporto della componente straniera della popolazione garantisce comunque un contributo ampiamente positivo sia alla differenza tra nascite e decessi (+66mila) sia al saldo migratorio con l’estero (+205mila). I cittadini italiani, invece, hanno accumulato nel corso del 2015 una perdita netta di popolazione di circa 72mila unita’ fra iscritti e cancellati per l’estero; tale perdita sale a oltre 227mila unita’ nel saldo naturale. Dei 280mila iscritti dall’estero, oltre 97mila hanno un passaporto europeo (39%), piu’ di 67mila cittadinanza asiatica (27%), oltre 66mila sono cittadini africani (27%) e circa 19mila americani (8%). Rispetto al 2014 sono in forte aumento gli ingressi dei cittadini del Gambia (oltre 5mila, +209%), quelli del Mali (quasi 5mila, +135%), della Nigeria (9mila, +68%) e della Costa d’Avorio (2mila, +61%). In aumento anche gli ingressi di ghanesi (3mila, +27%) e senegalesi (7mila, +19%). Queste comunita’ hanno fatto registrare negli ultimi due anni un consistente aumento di nuovi ingressi dovuti a richieste di asilo e di protezione internazionale. Sono in calo, invece, le immigrazioni di cittadini filippini (4mila, -35%), peruviani (2mila, -31%), moldavi (3mila, -23%) e georgiani (quasi mille, -22%). L’Istat dice anche la provincia di insediamento dei cittadini stranieri immigrati e’ variabile e dipende da molti fattori. In generale quello prevalente e’ il lavoro, ma e’ significativo anche il flusso di immigrazione per ricongiungimento familiare e la posizione geografica di confine che facilita i trasferimenti o nella quale hanno sede alcuni centri di accoglienza per i richiedenti asilo. I tassi di immigratorieta’ piu’ elevati si registrano nelle province di Crotone (7,9 per mille abitanti), Prato (7,7 per mille), Ragusa e Gorizia (6,8 per mille) e piu’ in generale, in molte di quelle dell’Emilia Romagna e della Toscana. Anche le province siciliane della costa meridionale (Trapani, Caltanissetta e Ragusa) e del Molise (Campobasso e Isernia) presentano tassi di immigratorieta’ molto elevati.

Guardando al fattore sesso ed eta’, nel 2015 poco piu’ della meta’ dei 147mila cancellati per l’estero e dei 280mila invece iscritti dall’estero e’ fatto di uomini (circa il 54%in entrambi i casi). La popolazione migrante ha un profilo per eta’ molto giovane, sia per l’emigrazione che per l’immigrazione. Tra coloro che emigrano, indistintamente dal genere, ben il 50% ha un’eta’ compresa tra i 15 e i 39 anni. Sale fino al 62% la quota di 15-39enni tra coloro che invece immigrano. Il saldo migratorio con l’estero che si cumula in tale classe di eta’, pari a 101mila unita’ nel 2015, copre il 76% del saldo migratorio complessivo. La distribuzione per eta’ degli immigrati ha un andamento differenziato per sesso: l’eta’ media delle donne e’ di 33,1 anni contro i 29,6 degli uomini. Infatti, mentre nelle classi di eta’ piu’ giovani (meno di 40 anni) i maschi sono piu’ numerosi delle femmine, il contrario accade nelle classi di eta’ mature (40-64 anni) e anziane (65-79 anni). Nei flussi in uscita, invece, i profili per sesso ed eta’ sono simili: l’eta’ media degli emigrati e’ pressoche’ uguale per entrambi i sessi (33,7 anni per i maschi e 33,9 anni per le femmine). Sono circa 8.500 gli emigrati over64 che hanno lasciato l’Italia nel 2015, quasi il doppio rispetto al 2011. Questo aumento e’ dovuto principalmente all’invecchiamento della popolazione: infatti rapportando gli emigrati di 65 anni e piu’ alla corrispondente popolazione, l’aumento della propensione ad emigrare e’ molto lieve, dallo 0,4 allo 0,6 per mille. Gli emigrati over 64 sono per il 52% di genere femminile e cittadini italiani in piu’ di due casi su tre; si spostano prevalentemente all’interno dell’Unione europea e verso Paesi che sono meta tradizionale di flussi migratori dall’Italia, verosimilmente per ricongiungersi ai propri familiari residenti all’estero.

Istat: in Italia diseguaglianza redditi sopra media d’Europa
In Italia la diseguaglianza tra redditi e tra le maggiori in Europa. Lo segnala l’Istat nel suo rapporto su condizioni di vita e reddito.
“Una delle misure principali utilizzate nel contesto europeo per valutare la disuguaglianza tra i redditi degli individui e’ l’indice di Gini. In Italia esso assume un valore pari a 0,324, sopra la media europea di 0,310, ma stabile rispetto all’anno precedente”, si legge nel rapporto, “nella graduatoria dei Paesi dell’Ue l’Italia occupa la sedicesima posizione assieme al Regno Unito”. Distribuzioni del reddito piu’ diseguali rispetto all’Italia si rilevano in altri Paesi dell’area mediterranea quali Cipro (0,336), Portogallo (0,340), Grecia (0,342) e Spagna (0,346). Il campo di variazione dell’indice e’ molto ampio: dai valori piu’ alti di Lituania (0,379) e Romania (0,374) dove la distribuzione dei redditi e’ fortemente diseguale, a quelli piu’ bassi di Slovenia (0,236) e Slovacchia (0,237), che invece hanno distribuzioni del reddito piu’ eque In Italia l’indice di Gini e’ piu’ elevato nel Sud e nelle Isole (0,334) rispetto al Centro (0,311) e al Nord (0,293).