Antiracket: arresti a Lecce, frode su fondi Viminale

Antiracket-frodeLecce – Tra Lecce, Brindisi e Taranto sarebbe stato operativo un vero e proprio “sodalizio criminale” per frodare i fondi del Viminale a per le vittime del racket. E’ la tesi degli investigatori che hanno eseguito stamane 4 arresti, nell’ambito dell’inchiesta su un ‘gruppo’ del quale avrebbero fatto parte amministratori pubblici e imprenditori per ottenere i finanziamenti stanziati dal Commissario Antiracket e distrarli dal loro legittimo utilizzo, ovvero dal sostegno alle vittime di racket e usura. Proprio per questo – secondo i militari della Guardia di Finanza – nel 2012 sarebbero stati costituiti gli Sportelli Antiracket di Lecce, Brindisi e Taranto. L’indagine ha consentito di appurare che tali sportelli, in realta’, non erano operativi ma servivano solo a frodare finanziamenti pubblici tramite la fittizia rendicontazione di spese per il personale impiegato, l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti afferenti l’acquisizione di beni e servizi, la rendicontazione di spese per viaggi e trasferte in realta’ mai eseguite, la falsa attestazione del raggiungimento degli obiettivi richiesti dal progetto in termini di assistenza ai nuovi utenti e numero di denunce raccolte. In pratica l’Associazione Antiracket stipulava contratti di collaborazione con dipendenti fittizi e compiacenti professionisti, emettendo false buste paga ovvero ricevendo fatturazioni per Antiracket-frode1prestazioni professionali inesistenti. Le somme indebitamente percepite dai fittizi collaboratori grazie alle false rendicontazioni presentate all’Ufficio del Commissario Antiracket, venivano successivamente restituite in contanti alla stessa presidente dell’Associazione. L’organizzazione documentava inoltre l’esistenza di spese fittizie per l’acquisizione di beni e servizi quali inesistenti promozione di campagne pubblicitarie ed interventi di manutenzione presso le tre sedi, predisponendo una serie di documenti, anche di natura fiscale, idonei a dimostrare il regolare svolgimento delle procedure di selezione delle aziende fornitrici e l’avvenuto pagamento delle prestazioni. Anche in questo caso il meccanismo truffaldino prevedeva che i finanziamenti indebitamente percepiti venissero dapprima bonificati in favore delle ditte esecutrici a pagamento delle forniture e successivamente restituiti in contanti per un importo pari alla differenza tra l’importo fatturato ed una quota del 20%, quale “compenso” alla stessa azienda fornitrice, cui veniva aggiunto il rimborso delle spese effettivamente sostenute per la predisposizione della campionatura da trasmettere al Ministero.
Uno dei filoni investigativi del Nucleo di polizia tributaria, e’ quello dei lavori pagati e mai eseguiti presso gli uffici degli Sportelli Antiracket di Lecce e Brindisi. In particolare sarebbero Antiracket-frode2stati eseguiti lavori di ristrutturazione nella sede di Lecce, in assenza della preventiva approvazione da parte dell’Ufficio del Commissario Antiracket, pagati con fondi del Comune anziche’ con i finanziamenti erogati l’Ufficio del Commissario al termine della legittima procedura di approvazione. Per liquidare tale somma il Comune creo’ un capitolo di spesa sprovvisto di copertura finanziaria, al fine di agevolare l’imprenditore affidatario dei lavori e consentirgli una celere percezione di tali somme. Tali condotte – secondo gli investigatori – risultavano riconducibili ai rapporti esistenti tra l’impresa esecutrice dei lavori e il funzionario Pasquale Gorgoni, che in cambio riceveva agevolazioni nel pagamento di alcuni lavori eseguiti dalla medesima ditta presso la propria abitazione. Al fine di sanare la situazione venutasi a creare in seguito ai rilievi mossi dall’Ufficio del Commissario Antiracket sulla irrituale procedura seguita ed ottenere il rimborso delle somme indebitamente anticipate, veniva quindi predisposta documentazione fittizia per dimostrare il rispetto delle procedure previste per l’approvazione dei lavori, in realta’ gia’ ultimati e liquidati. Alla luce di tale documentazione il Commissario nazionale erogava i fondi direttamente all’impresa costruttrice, che in tal maniera si avvantaggiava di un ulteriore pagamento che andava ad aggiungersi a quello gia’ ricevuto dal Comune di Lecce. Situazione simile si sarebbe verificata a Brindisi, dove funzionari del Comune, insieme all’amministratore della ditta incaricata della esecuzione delle opere, certificavano l’ultimazione e la regolare esecuzione dei lavori, in realta’ non ancora completati.