Carabiniere ucciso nel Foggiano, il cordoglio del comune di Crosia

Crosia (Cosenza) – “La notizia dell’uccisione del vicemaresciallo maggiore dei carabinieri Vincenzo Carlo Di Gennaro ha scosso l’intera comunità di Crosia. Un uomo, militare esemplare, servo della Patria, che per tanti anni ha prestato servizio nella nostra comunità. Rimaniamo attoniti per quanto accaduto e ci stringiamo attorno alla famiglia”. Lo ha affermato il sindaco di Crosia, Antonio Russo. “Una vita dedicata a quella divisa – ha aggiunto Russo – che ha sempre onorato con spirito di servizio e dedizione. Un uomo dello Stato ma sempre vicino alla gente e ai più bisognosi. Sempre attento e rispettoso di tutto. Così ricorderemo per sempre il vicemaresciallo maggiore Vincenzo Carlo Di Gennaro. Dopo anni di servizio nella stazione dell’Arma di Crosia, da qualche tempo aveva ottenuto il trasferimento in una località più vicina ai suoi affetti più cari e nella sua Puglia. Non immaginavamo di doverci congedare da lui a causa di questo terribile avvenimento. A nome dell’Amministrazione comunale di Crosia, dei cittadini della nostra comunità e mio personale, esprimo il più sincero cordoglio, certi che superare una così immane tragedia non sarà semplice, soprattutto per il senso di umanità che Vincenzo Carlo Di Gennaro ha lasciato in chi lo ha conosciuto”.
Anche l’Associazione “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106”, il Presidente, Fabio Pugliese, i componenti del Consiglio Direttivo e tutti gli iscritti esprimino sgomento e dolore per la morte del Maresciallo Vicecomandante della Stazione dei Carabinieri di Cagnano Varano, in provincia di Foggia a Vincenzo Carlo Di Gennaro, ucciso mentre era in servizio. L’Associazione ricorda “la sua valorosa presenza presso la Stazione dei Carabinieri di Mirto Crosia, in provincia di Cosenza, dal 1997 al 2007, dove abbiamo potuto apprezzare non solo le sue qualità di uomo dello Stato, sempre contraddistinte dall’alto senso del dovere in particolare sulla famigerata e tristemente nota “strada della morte”, ma anche e, soprattutto, le qualità umane che sono proprie di chi indossa la Divisa della Benemerita Arma dei Carabinieri”.

 

Carabiniere ucciso a Cagnano Varano, pm: killer ha scaricato caricatore

L’omicidio del maresciallo Vincenzo Di Gennaro e il ferimento del suo collega Pasquale Casertano sono “totalmente privi di motivazioni”. L’assassino, il pregiudicato Giuseppe Papantuono, “nei giorni scorsi aveva subito due controlli: nel primo fu trovato in possesso di alcune dosi di cocaina; alcuni giorni dopo fu fermato per possesso di un coltello. Fu condotto in caserma per il sequestro e rilasciato. In maniera generica aveva detto: ‘Ve la farò pagare'”. Così il procuratore di Foggia Ludovico Vaccaro.

Giuseppe Papantuono “era in strada e ha chiamato i carabinieri. Non appena il militare ha abbassato il finestrino, l’uomo ha sparato. Si è fermato solo quando il caricatore era vuoto. Voleva impossessarsi anche delle pistole dei militari. Poi si è aggrappato allo sportello dell’auto dei militari ed è rimasto aggrappato fino a quando l’auto non ha svoltato a sinistra. A quel punto è caduto”. Lo ha spiegato il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, durante la conferenza stampa.

Nel decreto di fermo notificato a Giuseppe Papantuono “non abbiamo contestato la premeditazione: la scelta è stata quella di attendere le sue dichiarazioni prima di procedere a questa accusa”. Lo ha precisato il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, in conferenza stampa. A Papantuono viene contestato l’omicidio aggravato del maresciallo Vincenzo Di Gennaro, il tentato omicidio del suo collega Pasquale Casertano e il porto abusivo di arma. “L’indagato durante l’interrogatorio ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere”, ha aggiunto Vaccaro.
Per il procuratore di Foggia quello che colpisce nella vicenda dell’agguato mortale di ieri alla pattuglia dei carabinieri di Cagnano Varano è “l’atteggiamento culturale che porta a reagire a dei controlli e a sparare contro lo Stato: tutto questo esprime un livello di avversione verso lo Stato. In questa mentalità ci vedo il collegamento con la criminalità organizzata”.

“Mi auguro che quello che ha ucciso il carabiniere di Foggia, mio coetaneo, passi il resto dei suoi giorni in galera lavorando dalla mattina alla sera. Troppo comodo stare in carcere a guardare la tv”. Così Matteo Salvini alla convention laziale del partito.

“Era un grande lavoratore. Amava la sua divisa ed era un servitore vero dello Stato”. Lo ricorda così Luigi Di Gennaro, il padre di Vincenzo. “Questi sono tutti i ricordi di mio figlio”, precisa l’uomo nella sua di San Severo, dove viveva con il figlio e dove accoglie amici e parenti che gli portano il proprio cordoglio. “Era molto cattolico e devoto a San Pio. Era un credente – aggiunge – e me lo hanno ucciso. I delinquenti me lo hanno ammazzato”.

“Avevamo costruito una casa e stavamo progettando il matrimonio. Però già convivevano e ci volevamo molto bene”: è commossa Stefania Gualano, la compagna del maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Gennaro. “Era un bravissimo ragazzo – aggiunge – era veramente in gamba. Sorrideva sempre, anche quando aveva difficoltà”. “Bisogna andare sempre avanti, diceva. C’erano i momenti in cui era giù di morale però lui andava avanti perché diceva che la vita continua. Bisogna lottare e andare avanti”, conclude la donna visibilmente commossa.