Chimera: Arzente indica mandante e autore omicidio Gagliardi

di Claudia Strangis

– Lamezia Terme – Tra i tanti omicidi ancora rimasti irrisolti a Lamezia, c’è anche quello di Antonio Gagliardi, 41 anni, assassinato con tre colpi di pistola il 13 gennaio del 2013, intorno alle 17.30 sotto gli occhi della fidanzata. Ma non è escluso che a breve potrebbe esser fatta piena luce su questo omicidio. L’assassinio di Gagliardi fu definito da Luca Piraina, uno dei killer della cosca Giampà, poi diventato collaboratore di giustizia, come un regolamento di conti. Gagliardi per Piraina, quindi, potrebbe essere stato eliminato “per il solo fatto di essere legato ad Egidio Muraca”, anche lui diventato collaboratore di giustizia e un tempo legato alla cosca avversaria dei Giampà, alla quale aderì dopo essere sfuggito al tentato omicidio che Giuseppe Giampà, il figlio del “professore”, aveva programmato perché aveva allargato la sua attività estorsiva in zone non di sua competenza.
Gagliardi fu freddato in una buia traversa di via dei Bizantini, cuore del quartiere Capizzaglie, regno indiscusso della cosca Torcasio, che proprio due giorni prima dell’omicidio, si era vista arrestare alcuni dei suoi componenti per estorsione nell’ambito dell’operazione “Remake” anche grazie alle confessioni di Umberto Egidio Muraca, cugino di quarto grado della vittima, che fu trovata con della droga addosso. In particolare, il padre della vittima era fratello della moglie del nonno del pentito Muraca. Un omicidio, quello di Gagliardi, sul quale gli investigatori potrebbero far piena luce anche in relazione alle ultime notizie fornite agli investigatori dell’Arma da Luciano Arzente, diventato collaboratore di giustizia. In un verbale, infatti, avrebbe fornito utili elementi che, se riscontrati con la versione fornita da Luca Piraina, potrebbero portare ad una svolta nelle indagini e nella risoluzione di questo delitto. In un verbale, infatti, Arzente fa il nome del presunto mandante e del probabile esecutore materiale del delitto. Ed inoltre fornisce il movente. Il collaborate nel verbale riferisce di essere a conoscenza che “l’omicidio di Antonio Gagliardi, “detto ‘u c’ha sa’, cugino di Umberto Egidio Muraca, tossicodipendente di hashish, è stato posto in essere da (omissis) per ordine di (omissis)”. Gagliardi, ha raccontato Arzente, è stato ucciso “ per vendetta nei confronti di Muraca Umberto Egidio, responsabile del “traggiro” ai danni di Francesco Torcasio, carrà” Notizie che avrebbe appreso da una persona mentre si trovavano “ai parcheggi di Nicastro appena fuori dalla mia autovettura”.
Nella fase iniziale l’ attività investigativa del nucleo operativo della locale compagnia dei carabinieri si basò sugli elementi raccolti sulla scena del crimine e sulle dichiarazioni rese dalla fidanzata di Antonio Gagliardi, G.T., sentita come persona informata sui fatti subito dopo l’omicidio. La donna, infatti, sarebbe stata l’unica testimone dell’agguato criminale messo a segno da un killer che agì probabilmente con il volto travisato da un passamontagna e con la complicità di qualche altro soggetto che, subito dopo l’azione omicidiaria, lo avrebbe aiutato ad allontanarsi dal luogo del delitto facendo perdere le sue tracce. Fu lei, infatti, a soccorrere il fidanzato, riuscendo, nonostante fosse gravemente ferito, a trasportarlo dentro casa e a chiamare poi il 118. L’omicidio di Gagliardi non fu classificato mafioso. Nonostante ciò, gli inquirenti incominciarono a valutare attentamente l’ipotesi di un regolamento di conti da collegare al legame di parentela esistente tra il pentito e la vittima dell’agguato, che non risultava avere antefatti legati alla criminalità organizzata, ma solo precedenti nell’ambito dello spaccio di droga. Gagliardi, per come stabilito poi anche dall’esame autoptico effettuato sul corpo della vittima, fu ucciso con tre colpi di pistola. Quella prima ipotesi cioè quella della vendetta oggi trova conferma nelle dichiarazioni di Piraina e Arzente. Rivelazioni che ora vengono riscontrate al fine di pervenire alla soluzione dell’omicidio.