Sono otto i nomi secretati e coperti dal segreto istruttorio nei verbali relativi alle competizioni elettorali
Agli atti dell’operazione “Perseo” sono allegate anche le dichiarazioni che l’ex padrino ha fornito agli inquirenti sui candidati sostenuti dalla cosca alle ultime elezioni
Lamezia Terme, dal punto di vista politico, è una città pulita o inquinata? Un interrogativo complesso, al quale è difficile rispondere, soprattutto se non si ha la forza morale e civile di dire “sì, è inquinata”, senza tentennamenti e senza avere paura di possibili ritorsioni per aver avuto il coraggio di dirlo e diffuso. Tempo fa ci fu un cronista che ebbe il coraggio, leggendo i voluminosi fascicoli giudiziari che oggi sono parte integrante di alcuni processi di ‘ndrangheta che interessano la nostra città, di apprendere e svelare che in seno al Consiglio comunale di Lamezia Terme siedono alcuni consiglieri in odore di “mafia”.
Rivelazioni che scatenarono una serie di ritorsioni nei confronti del cronista, oltre che delle reazioni inconsulte, anche da parte di chi oggi va dicendo che “le primarie del centrosinistra non saranno pulite”. Come mai questa persona si accorge solo ora che le primarie del centrosinistra potrebbero essere inquinate, quando per anni ha affiancato soggetti che potevano far parte di quel sistema che oggi denuncia e i cui nomi sono parte integrante di un’informativa riservata che nel 2000 fu inviata al ministro dell’Interno, che poi propose lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose? Questo è un altro interessante interrogativo che Lameziaoggi.it nel tempo svelerà, proprio per informare la pubblica opinione della realtà dei fatti, soprattutto in questo particolare momento della vita politica lametina che si appresta ad affrontare le elezioni amministrative di maggio.
Quindi c’è da domandarsi, Lamezia, dopo aver incassato per due volte l’onta dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, ha veramente cambiato rotta? Ha voltato definitivamente pagina? La risposta: sembra proprio di no! Anche se negli anni si è avvertito un certo risveglio con tanti incontri, dibattiti, manifestazioni culturali che si sono susseguiti nel segno della lotta alla criminalità organizzata, nel nome delle legalità e della trasparenza, il fenomeno del condizionamento delle sistema produttivo, fino a condizionare il voto, facendo eleggere propri rappresentati per influenzarne le scelte, è continuato nel tempo.
Aspetti che emergono in maniera prepotente non solo dalle carte dell’operazione “Perseo”, ma da altri atti giudiziari che da “Medusa” ad oggi hanno raggiunto capi e gregari della cosca Giampà che, «come gruppo criminale, da decenni», come si legge negli atti del procedimento “Perseo”, «ha condizionato pesantemente lo sviluppo economico-politico-sociale della città». Segno evidente che Lamezia era, e probabilmente lo è ancora, una città condizionata dal sistema criminale della cosca Giampà, che in questi anni ha messo su una holding criminale con svariati «rami d’azienda», truffe, droga, estorsioni, a cui partecipavano anche professionisti come medici, avvocati, periti e con legami con la politica. Un dominio, quello della cosca Giampà, che dal magistrato che ha firmato l’ordinanza chiamata in codice “Piana”, è stato definito «soffocante e oppressivo, che ha impedito alla popolazione civile e agli onesti operatori commerciali l’esercizio di quelle libertà fondamentali di scelta, di iniziativa economica, di voto, che sono patrimonio irrinunciabile dell’uomo».
Frasi che hanno messo in evidenza come la cosca Giampà abbia influenzato anche le ultime elezioni amministrative per il rinnovo del Consiglio comunale «votando e facendo eleggere propri rappresentati tra i banchi del consiglio». E proprio uno dei soggetti destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere, nell’ambito dell’operazione Perseo, è stato sostenuto nelle ultime elezioni amministrative del 2010 dalla cosca Giampà.
Un dato che emerge con prepotenza dalle carte dell’operazione della Dda che ha permesso di disarticolare un perverso intreccio con l’arresto di 66 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, truffa aggravata dalle modalità mafiose, concorso esterno in associazione mafiosa e scambio di voto.
Anche se “Perseo” ha smascherato per il momento un solo politico, non è escluso che in un prossimo ed immediato futuro altri politici possano essere raggiunti da atti giudiziari per concorso esterno in associazione mafiosa.
Un circostanza, questa, che emerge dalla risposta data in un’intrevista dal dirigente della Squadra mobile della questura di Catanzaro Rodolfo Ruperti che, rispondendo a una specifica domanda, e cioè se nelle ultime elezioni amministrative l’influenza delle cosche è stata dominante e in quale misura, ha risposto che «la ‘ndrangheta ha tra le sue finalità quella della infiltrazione in tutti i settori che possono portare profitti di tutti i tipi. A volte le iniziative partono dal mafioso, a volte dal politico, a volte, e più spesso, da borderline vicini ad entrambi».
Il capo della Mobile sulla domanda però nello specifico, «per ovvi motivi», non ha inteso rispondere, lasciando in qualche modo trasparire che ci sarebbero altri nomi sui quali si sta indagando e non è escluso che in Consiglio comunale siedano probabilmente alcuni dei candidati sostenuti dalla cosca Giampà, anche in base agli elementi forniti da Giuseppe Giampà che, agli inquirenti, ha consegnato un elenco di nomi “aiutati” dal suo clan.
Nei verbali nei quali si fa riferimento alle elezioni ci sono ben otto nomi secretati. Ma probabilmente nelle ultime elezioni amministrative non è stata solo la cosca Giampà a sponsorizzare candidati al Consiglio comunale, da momento che sul territorio lametino gravitano altre consorterie criminali che controllano il territorio dell’ex Comune di Sambiase e le zone della montagna e l’ex Comune di Sant’Eufemia Lamezia e che quindi abbiano potuto far eleggere i propri rappresentati, i cosiddetti “colletti bianchi” che vengono utilizzati dalla cosca come specchietto per ottenere appalti, concessione edilizie in spregio a regolamenti e norme edilizie, come nel caso di alcuni immobili sequestrati dalla Guardia di Finanza nell’ambito dell’operazione “Perseo”.
Quindi, come ha dimostrato l’operazione “Perseo”, ci sono ancora soggetti in libertà, «a disposizione», dei clan lametini. Cosche che da anni avvelenano la terza città della Calabria, mettendo le mani sugli appalti e sulle forniture, compiendo estorsioni (sono stati ricostruiti almeno 100 casi) e, soprattutto, godendo di una puntuale rete di protezione.