Perseo: Domani in aula il camorrista Capo

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di Stefania Cugnetto

– Lamezia Terme – Un camorrista domani sarà il protagonista di un’ulteriore udienza del processo “Perseo, in corso di svolgimento nell’aula “Garofalo” del Tribunale di Lamezia. Sul banco dei testimoni Gugliemo Capo, un collaboratore di giustizia non appartenente alla ‘ndrangheta calabrese ma bensì alla camorra. Guglielmo Capo, un trentenne napoletano, specializzato nel traffico di droga, che la squadra mobile di Napoli ha definito un collaboratore attendibile perché con le sue dichiarazioni ha consentito di avviare, sviluppare e portare a conclusioni importanti indagini a carico del gruppo camorristico dei “Di Biasi”, un clan egemone nella zona centrale di Napoli denominata “Quartieri Spagnoli”. Ma cosa c’entra il camorrista Capo con le cosche lametine?
Le dichiarazioni di Capo sono finite tra le pagine sia dell’operazione “Medusa”che “Perseo” perché per circa tre anni “ha vissuto” a Lamezia, intrattenendo rapporti sia con i Giampà che con i Gualtieri. Capo arrivò in città grazie a un suo amico di Napoli che gli presentò delle persone “appartenenti alla criminalità organizzata lametina”. Ha lavorato con entrambe le famiglie, alle quali forniva e spacciava droga pur sapendole contrapposte. Ma da buon napoletano sapeva mantenere rapporti cordiali senza entrare in conflitto con esse e fornendo loro servizi in caso di richiesta, come quando gli venne chiesto di gambizzare (omissis), al quale aveva incendiato già la porta di casa, su richiesta di E.G. “perché doveva pagare dei soldi per la droga, sostanza stupefacente che non aveva pagato”. Nel periodo di permanenza in città Capo si sarebbe messo a disposizione della cosca Giampà per eliminare Federico Gualtieri in “cambio” di un altro omicidio che i Giampà avrebbero dovuto compiere per “lavare l’offesa” commessa nei confronti del cognato da uno di San Luca. Attraverso la visione fotografica di alcuni luoghi Capo ha riconosciuto anche alcune “case di extracomunitari dove venivano fornite armi per la famiglia Giampà”.
La piazza dello smercio, ha riferito Capo, era “dei “Giampà”, cosca alla quale forniva erba, cocaina, crack e fumo, mentre “con i Gualtieri trafficava eroina e qualche altra cosa”. Capo “faceva i viaggi per i Giampà all’inizio da Napoli”, poi essendosi trasferito a Lamezia insieme al fratello ed a “Antonio Candida e Milko Candida” hanno iniziato loro a fare i viaggi”, e “Nuccio aveva messo la casa a disposizione per i Giampà per “mischiare, per tagliare la coca”. Ma l’hobby criminale di Capo non era solo quello di trafficare e smerciare droga, ma anche di compiere furti e rapine insieme ai suo paesani, per conto della cosca “Giampà”, una cosca che gestiva tanti settori anche quello delle truffe attraverso incidenti o vendita di macchine taroccate con la complicità di autosaloni privati. Uno di questi è stato indicato dal collaboratore Guglielmo Capo agli inquirenti, il camorrista indicò la concessionaria auto(omissis), dove insieme altri due soggetti portarono una Polo di colore blu per compiere una truffa. La concessionaria secondo quanto riferisce il pentito è ubicata in una traversa di via del Progresso e il proprietario è indicato da Capo “come un appartenente alla cosca Giampà”.