Perseo: il camorrista Capo e la sua “villeggiatura” a Lamezia

Guglielmo Capo mentre visiona alucne foto

Guglielmo Capo mentre visiona alucne foto

di Stefania Cugnetto

Lamezia Terme – Dopo una serie di collaboratori affiliati alla cosca Giampà, oggi in aula è stata la volta di un camorrista, Guglielmo Capo, ex affiliato ad un clan napoletano. Collegato in videoconferenza, l’ex camorrista ha risposto alle domande del pubblico ministero, Elio Romano, nell’udienza di stamattina del processo Perseo, di fronte al collegio giudicante, presieduto dal giudice Carlo Fontanazza. Il collaboratore ha raccontato la sua permanenza a Lamezia, sotto la protezione della cosca Giampà. Capo ha ricostruito luoghi e persone incontrate nel suo periodo nella città della piana, “ho passato 4 mesi in una villetta al Parco dei Principi”, ha specificato “e poi io mio fratello Antonio, Antonio Candida e Mirko Candida ci siamo trasferiti in un appartamento al centro di Nicastro, vicino Alberto Giampà, figlio di Pasquale Giampà, che so essere uno che contava nella cosca”.

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La “villeggiatura” di Capo in città era incentrata sullo spaccio di droga ma non solo per la cosca Giampà, “fornivo droga – ha detto – anche ai Gualtieri”. Il camorrista, quindi, intratteneva rapporti con le due cosche rivali di Lamezia, e ha spiegato di aver avuto buoni rapporti, in particolare, con Federico Gualtieri ed Enzo Giampà. Gli anni a cui fa riferimento il collaboratore dovrebbero, secondo quanto ha detto in aula, andare dal 2004 in poi. Ma le relazioni che Capo intrattenne con i Giampà furono più “intime”, tanto che “Enzo Giampà mi commissionò l’omicidio di Federico Gualtieri”, come ha ribadito oggi in aula. Un omicidio al quale il camorrista non partecipò, pur prendendo parte alle fasi preparatorie. Capo però, ne ha descritto oggi le dinamiche “io sono dovuto andare a Napoli, lo ricordo bene, mi dovevano consegnare dei mobili, ma il mio amico Antonio Candida mi chiamò intorno alle otto del mattino per dirmi che il Gualtieri era morto”, ha poi aggiunto “quando sono tornato Antonio Candida mi ha detto di aver prelevato il killer dell’omicidio, che sarebbe Enzo Giampà”. Il collaboratore ha descritto anche il movente: “Gualtieri aveva una piazza forte per la droga, Enzo Giampà voleva prendersela e mi ha chiesto di ucciderlo promettendo una piazza di spaccio anche a me”.

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La ricostruzione di Capo, però, è assolutamente lontana da quella che un altro collaboratore di giustizia ha fornito in Tribunale e agli inquirenti: si tratta di Saverio Cappello, reo confesso dell’omicidio di Federico Gualtieri. Infatti Cappello ha dichiarato, nella sua deposizione in questo processo, di aver “sparato a Federico Gualtieri” e che con lui “c’era Angelo Torcasio” mentre per il recupero ha indicato suo zio Vincenzo Ventura.
Nel corso del dibattimento, l’attenzione della difesa e dell’accusa si è , poi, concentrata sul riconoscimento di alcuni soggetti, ed in particolare su uno dei protagonisti del processo, l’imputato Andrea Crapella. Riconoscimento che si è reso necessario poiché nella sua deposizione, Capo, aveva indicato un ragazzo di cui ha largamente parlato nei verbali, “un tale Alessandro che era uomo di Enzo Giampà”, aggiungendo che “partecipava a tutte le riunioni e girava sempre con me, l’ho accompagnato anche a casa di sua nonna”. Il pubblico ministero ha ricordato al collaboratore che nei verbali tale ragazzo venne poi identificato dal collaboratore con il nome di Andrea. Il collaboratore riconobbe attraverso foto l’imputato Andrea Crapella, ma oggi in aula, Capo non ha riconosciuto l’imputato, né attraverso la visione delle foto segnaletiche, né di persona.

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Al pentito sono state anche sottoposte foto di luoghi, ma Capo ha riferito “non riesco a vedere bene le immagini, sono in bianco e nero e scure”, tra i luoghi anche quelli indicati dal collaboratore come la casa della nonna di Andrea Crapella, ma anche in questo caso il camorrista non è riuscito a dare conferma.
Guglielmo Capo tornerà in aula dopo le vacanze pasquali, martedì 7 aprile per concludere il suo esame e procedere al controesame.