‘Ndrangheta, il processo Perseo arriva in Corte d’Appello

tabella-perseo-08-06Lamezia Terme – Dopo circa un anno nelle aule Giudiziarie torna il filone principale del cosiddetto processo “Perso” che si concluse l’otto giugno dello scorso con l’assoluzione di venticinque persone su 47 imputati. Avverso quella sentenza fece opposizione il pubblico ministero. Si torna in aula il prossimo 22 aprile. Quindi, prende il via, il secondo atto del processo scaturito da quell’operazione che, nel luglio del 2013, fu chiamata in codice “Perseo” e che portò all’arresto di più di 65 persone ritenute affiliate alla cosca Giampà, tra cui anche molti noti professionisti lametini, accusate di far parte o comunque supportare il clan ’ndranghetistico che faceva capo all’omonima famiglia. Clan che fu già “decapitato” con l’altra operazione messa a segno dalla Dda denominata “Medusa”. La sentenza fu emessa dal giudice per le udienze preliminari, Giuseppe Perri, nei confronti dei 47 imputati che avevano scelto di essere processati secondo le modalità del rito abbreviato. Venti in totale le condanne, che variano dai 2 anni e 4 mesi di reclusione all’ergastolo.
Vincenzo Bonaddio (difeso dall’avvocato Pagliuso), Pasquale Giampà (difeso dagli avvocati Larussa e Gambardella) e Aldo Notarianni, (difeso dagli avvocati Gambardella e Spinelli), più volte definiti coloro che facevano parte della cosiddetta “commissione” della cosca Giampà, furono condannati all’ergastolo. Le tre condanne a vent’anni di reclusione, invece, arrivarono per Domenico Giampà (difeso dagli avvocati Larussa e Spinelli), Maurizio Molinaro (difeso dall’avvocato Gambardella) e Alessandro Torcasio (difeso dagli avvocati Villella e Spinelli).

Giuseppe Catroppa (difeso dall’avvocato Celia), ora collaboratore di giustizia, fu condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione, mentre 9 anni di carcere fu la pena inflitta a Vincenzo Ventura, anche lui collaboratore di giustizia (difeso dall’avvocato Di Meo). Antonio Muraca (difeso dagli avvocati Larussa e Spinelli) fu condannato alla pena di 7 anni e 2 mesi, e per Antonio Ventura (difeso dall’avvocato Naccarato) e Pasquale Bentornato (difeso dagli avvocati Larussa e Naccarato) la pena venne fissata a 7 anni. Sei anni e quattro mesi di reclusione fu la pena inflitta a Vincenzo Torcasio (classe 62) (difeso dagli avvocati Gambardella e Larussa), mentre sei furono gli anni di reclusione inflitti a Giorgio Galiano (difeso dagli avvocati Gambardella e Larussa). Francesco Renda (difeso dall’avvocato Pagliuso) fu condannato a 5 anni di reclusione, mentre Gianluca Giovanni Notarianni (difeso dagli avvocati Viscomi e Spinelli) e Antonio Giampà (difeso dagli avvocati Rania e Mascaro) fruono condannati a 4 anni di carcere. Tre anni e 4 mesi di reclusione fu la pena inflitta dal Gup a Pasquale Catroppa (difeso dall’avvocato Celia), anche lui come il fratello divenuto collaboratore di giustizia. A tre anni di carcere, invece, furono condannati Alessandro Villella (difeso dagli avvocati Larussa e Cerra), e Claudio Paola (difeso dagli avocati Marasco e Ferraro), mentre a due anni e 4 mesi di reclusione fu condannato Luciano Arzente (difeso dall’avvocato Capalbo), anche lui di recente divenuto collaboratore di giustizia.

Venticinque furono , gli imputati assolti dai reati a loro ascritti dal Gup Giuseppe Perri: Salvatore Ascone (difeso dall’avvocato Staiano), Vincenzo Torcasio cl.78 (difeso dall’avvocato Staiano), Antonio Paradiso (difeso dall’avvocato Larussa), Emiliano Fozza (difeso dagli avvocati Careri e Gervasi), Domenico Sirianni (difeso dagli avvocati Canzoniere e Villella), Michael Mercuri (difeso dall’avvocato Larussa), Nino Cerra (difeso dagli avvocati Staiano e Canzoniere), Angelo Francesco Paradiso (difeso dall’avvocato Larussa), Luigi e Luciano Trovato (difesi dagli avvocati Di Renzo e Staiano), Giuseppe Ammendola (difeso dagli avvocati Mascaro e Spinelli), Gino e Pino Strangis (difesi dall’avvocato Spinelli), Giuseppe Lucchino (difeso dagli avvocati Gambardella e Tomaino), Antonio Fragale (difeso dall’avvocato Larussa), Francesco Costantino Mascaro (difeso dagli avvocati Staiano e Andricciola), Giovanni Cosentino (difeso dagli avvocati Gambardella e De Fazio), Saverio Torcasio (difeso dagli avvocati Canzoniere e Scillia), Carmine Vincenzo Notarianni (difeso dall’avvocato Canzoniere), Alberto Giampà (difeso dagli avvocati Gambardella e Larussa), Saverio Giampà (difeso dall’avvocato Canzoniere), Renato Rotundo (difeso dall’avvocato Staiano), Pasquale Gigliotti (difeso dall’avvocato Spinelli), Davide Orlando (difeso dagli avvocati Canzoniere e Taurino)e Tiziana D’Agosto (difesa dagli avvocati Gambardella e D’Agosto).
Il Gup dispose, inoltre, il non doversi procedere nei confronti di Luigi Mancuso e Vincenzo Giampà.
Furono sentenziati, inoltre, i risarcimenti per le parti civili: 50mila euro al Comune di Lamezia Terme, 10mila euro per l’Associazione antiracket e altrettanti per l’associazione Fai, 5mila euro per il risarcimento danni in favore della Zurich Insurance Plc, mille euro per Rocco Mangiardi, 25 mila euro per Antonio e Giancarlo Chirumbolo e mille euro in favore di Giuseppe e Giovanni Chirico.