Comunali Lamezia: “come il gatto e la volpe”, i pensieri di un 25enne lametino

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Lamezia Terme – Sul numero enorme dei candidati al consiglio comunale, sulla trasparenza delle liste, sulla buona fede o meno della scelta dei nomi, molti aspiranti candidati si sono espressi, lanciando accuse da destra a sinistra. Ma cosa pensano i cittadini? Cosa pensa chi il 31 maggio andrà a votare? Su questo andirivieni di accuse e controaccuse, sui nomi e sui visi che ormai ricoprono la città di Lamezia, un 25enne lametino, Marco Cavaliere, ha qualcosa da dire. Vogliamo che i nostri lettori si sentano liberi di esprimere la loro opinione sulle pagine del nostro giornale, perché forse questo è il senso dell’informazione: far in modo che tutti maturino e esprimino i propri pensieri. Marco, dice di scriverci, perché, pur vivendo ora lontano da Lamezia non può fare a meno “di seguire con passione e attenzione ogni vicenda che la coinvolge, tanto è l’amore che ad essa mi lega”. È con questo spirito di assoluta democrazia che pubblichiamo quello che il 25enne ci ha inviato:

“Ho visto le liste dei candidati alle elezioni comunali di Lamezia Terme. Le ho osservate, analizzate a fondo, ed è infine emersa un’unica parola, limpida e terribilmente trasversale. Mi sembra oltremodo paradossale che nessuno abbia ancora deciso di utilizzarla, sarà quindi mio immenso piacere portarla alla luce, affinché possa risuonare nelle coscienze di ogni persona coinvolta:malafede. La logica meschina che mi è apparsa, celata dietro quell’infinito elenco di nomi, trova il suo compimento nella sostituzione di un’unica lettera, rivoluzionaria svolta nella strategia elettorale: passare dal votami, al votati. Sí, perché raccogliere dieci voti significa per me, candidato a sindaco, convincere dieci persone, promettersi e spendersi maggiormente. Raccogliere dieci voti significa lavorare dieci volte, impegnarsi dieci volte, far finta di interessarsi per dieci differenti volte a cose che in realtà probabilmente non sono affatto per me, candidato a sindaco, interessanti. Da qui, ecco arrivare l’intuizione geniale: perché raccogliere dieci voti per me, quando basta convincere una sola persona a raccogliere più voti possibili per sé stessa? Ed ecco che le dinamiche dei social network diventano mossa politica. Il desiderio di visibilità, consenso, mi piace, condividi, partecipa all’evento. Mi verrebbe qui risposto che non è affatto così, che le candidature nascono dalla voglia di mettersi in gioco, di contribuire al bene pubblico, di essere attivi per il futuro della cosa pubblica. Sebbene sia probabilmente proprio questo, il nobilissimo sentimento che ha mosso molti degli aspiranti consigliere a schierarsi in prima linea (eccezion fatta per le solite candidature/lavoro cercasi), non posso ugualmente accettare l’idea che i candidati a sindaco abbiano invogliato e coinvolto tali persone con lo stesso nobile intento. Sanno infatti benissimo di aver inserito nelle liste persone con basso livello culturale, in alcuni casi sulla soglia dell’analfabetismo, persone che non vivono più neanche nei confini cittadini, ragazzini di diciotto, diciannove anni. Abbracciare il più trasversalmente possibile le varie fasce della società, con il comune e terrificante slogan: votati e fatti votare, che vinceremo insieme.
Molti di loro falliranno, vittime di un sogno indotto con la furbizia del gatto e la volpe, ma i voti daranno comunque vittoria a chi sta in cima alla piramide, a quello stesso gatto e a quella stessa volpe. E non nascondo anzi di temere, di temere fortemente l’eventualità in cui qualcuno di loro possa invece vincere la gara, perché da giovane venticinquenne lametino, cresciuto e radicato nel tessuto sociale di questa città, non posso non tremare all’idea che un ragazzino di diciotto anni, il quale non ha mai neanche pagato una bolletta, che non sa cosa voglia dire burocrazia, o all’idea che una persona con basso livello culturale, peggio ancora se lontana dalla stessa città in cui è stato indotto a candidarsi, possano infine veramente trovarsi nella condizione di dover rappresentare la cittadinanza in un territorio, in una situazione e in delle circostanze così delicate e pesanti. Aspetterò con ansia che le elezioni volgano al termine, per sfamare la curiosità che mi divora ormai da giorni, riassumibile in una semplice domanda che rivolgo proprio a voi, candidati a sindaco di Lamezia Terme: se davvero credete così tanto nei giovani, nelle persone di ceto sociale più basso, se davvero credete nelle persone della città solitamente più deboli e meno ascoltate, e se davvero volete che siano loro a prendere finalmente il potere e il controllo della cosa pubblica, come fosse un lieto fine di un film americano, allora io vi chiedo, sarete in grado di nominare assessori comunali coerenti con questa vostra nobiltà d’animo, tenendo fuori i soliti volti noti e storicamente inadeguati?”.