Lamezia: De Biase, le bugie di Speranza

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Lamezia Terme – Francesco De Biase, consigliere comunale uscente, dopo quattro giorni dalla diffusione di un suo comunicato con il quale si domandava quante volte l’Amministrazione Speranza intitolasse il lungomare lametino, torna sull’argomento perché stimolato da una domanda che un cittadino gli ha posto, dopo la cerimonia d’intitolazione del lungomare di Lamezia a Falcone e Borsellino. Ma soprattutto dopo che lo stesso cittadino gli ha sottoposto un volantino che Speranza ha distribuito nel novembre del 2014.

De Biase ha elaborato un sua riflessione che pubblichiamo integralmente:

“Quale tratto del lungomare di Lamezia Speranza ha intitolato lo scorso 23 maggio a Falcone e Borsellino? E’ la domanda che un cittadino mi ha posto dopo aver letto un pieghevole elettorale che il nostro amato Sindaco ha fatto distribuire lo scorso anno in occasione delle elezioni regionali per pubblicizzare, nella speranza di raccogliere voti, la sua attività amministrativa dal 2005 al 2014 dal titolo “un lungo cammino – diritti e fatti.
Non so quale tratto di lungo mare abbia dedicato ai due magistrati siciliani, ma dalla brochure di certo si evince che il nostro “Gianni Speranza garanzia di cambiamento” per la seconda volta, sfruttando la loro tragica morte ai fini elettorali per sponsorizzare il suo pupillo, ha intitolato il lungomare di lamezia a Falcone e Borsellino. Probabilmente avrà intestato il secondo tratto quello in località Ginepri giacché il primo lo aveva già intitolato. Quindi chi è il bugiardo De Biase che aveva, appunto, denunciato questo fatto o Speranza che nel respingere le accuse aveva detto di non comprendere “tutto questo accanimento nei suoi confronti e dell’amministrazione visto che i comportamenti e gli atti posti in essere sono validi, legittimi e rispettosi della legge”. Probamente l’insincero è il nostro Speranza che da anni recita il ruolo di vittima, di difensore della legalità, della trasparenza ma che nei fatti come emerge dal suo volantino, rappresenta una realtà diversa dal quella che vuole fa apparire.

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Proprio nel visionare quel depliant realizzato nel 2014 nel quale descrive lo scenario amministrativo degli ultimi cinque anni della sua attività amministrativa nella “colonna” dal titolo: “infrastrutturazione e riqualificazione urbana e dei servizi” si evince che Speranza è uno smemorato e nello stesso tempo non dice la verità quando afferma che “l’intitolazione del primo tratto del lungomare dopo la sua apertura al pubblico nella scorsa estate non è mai avvenuta e che è un atto doveroso farlo nel giorno dell’anniversario dell’uccisione del Giudice Falcone”.
Ai posteri l’ardua sentenza. Di certo è che Speranza in questi anni ha volontariamente o involontariamente, come ha fatto qualche tempo fa in Piazzetta San Domenico, con l’aiuto di quattro sceneggiatori, preso per i fondelli i lametini. Da San Domenico, infatti, è andata in scena l’ultimo atto dell’opera “Speranza”. Un’opera scritta a quattro mani nel tentativo di riportare al centro della politica la figura di un uomo, una figura indicata esemplare perché avrebbe in questi dieci anni amministrato la città con trasparenza, un uomo al quale hanno fatto recitare la parte della vittima, fino a creare di lui un simbolo, un baluardo della lotta alla criminalità, distraendo anche l’opinione pubblica con la venuta di grandi figure, che hanno distratto i cittadini dalla reale e drammatica realtà (Presidente Napolitano, Papa Benedetto ecc).
Ma l’interprete, che ha costruito la sua immagine come combattente della criminalità organizzata, uomo della legalità, pur definendosi soggetto al “di fuori dei giochi politici”, non è stato altro che un ammaliatore, ovvero una persona che ha incantato e continua ad incantare la platea riportando fatti in forme di storie affascinanti che spesso si rivelano non vere.
E l’interprete, grazie alla complicità degli sceneggiatori, dietro quel viso di “bravo ragazzo” ha, invece utilizzato i programmi per lo sviluppo della città, come ad esempio il PSC, Piano Spiaggia, quando la campanella dell’ultima ora era già suonata, con scelte e posizioni del tutto discutibili e da verificare.
Ma tutto questo non doveva e non poteva essere rappresentato, così a dominare la scena è stata la bandiera della legalità anche perché l’interprete dell’opera non avrebbe mai ricevuto, secondo uno degli sceneggiatori, un avviso di garanzia. Come se non ricevere un avviso di garanzia sia sinonimo di legalità. Eppure sono molte le denunce e le querele che in questi dieci anni l’interprete ha ricevuto, molte delle quali archiviate, ma qualcuna ancora pendente.
Ed in questo tempo magico la verità si confonde con il fantastico, da figure di poveri uomini piegati da una quotidianità di destini incrociati nel quale il ricordare che lui è qui “per cercare di fare bene il suo compito di sindaco di questa città”, incanta la città con la sua bravura, con il suo afflato narrativo, semplice e complesso, raffinato e popolare, piegandola al volere “dei potenti”, pur di mantenere un posto al sole”.
Francesco De Biase