Lamezia: Isabella sulla mensa scolastica

rp_Fiore-Isabella-10-300x198.jpg-di Fiore Isabella
Lamezia Terme – Il comunicato dell’assessore alle politiche sociali del Comune di Lamezia Terme nel rendere noto l’avvio, nelle scuole lametine, del servizio di mensa scolastica si sofferma, con velata enfasi, sull’introduzione del sistema informatico per la gestione dei dati relativi all’accreditamento dei pasti ad ogni utente. Nessun rifermento all’aumento del ticket, deliberato dalla Giunta di cui fa parte, non facilmente sopportabile da molte famiglie, buona parte delle quali la mattina devono valutare se passare dal salumiere per comprare il pane da portare a casa o il panino al figlio da consumare a scuola. E sono probabilmente quelle famiglie che hanno deciso di rinunciare al servizio mensa per i loro bambini scegliendo le motivazioni con dignitosa cura. Una scelta che è solo figlia del disagio economico, testimoniato dalla rinuncia alla mensa, allo scuolabus e alla miriade di proposte progettuali esterne che, in nome dell’autonomia scolastica, si insinuano all’interno della Scuola-Azienda con spese aggiuntive per le famiglie effettivamente pesanti. Un tributo, quindi, ad una maggiore qualità dell’offerta formativa da parte delle varie scuole, che non ha nulla di scandaloso, ma che incide seriamente sulla tenuta economica di molte famiglie che sbarcano quotidianamente il lunario. Un disagio socialmente sempre più esteso che mette in discussione la conquista del diritto ai servizi a sostegno dell’istruzione, dopo le stagioni dell’assistenzialismo, garantito, fino agli anni 70, dai vecchi Patronati che gestivano le refezioni a beneficio degli alunni in condizioni disagiate. E mentre, oggi, tanti bambini rinunciano al pasto e a condividere, con i propri compagni, un’esperienza di educazione sociale e alimentare, si osserva, sovente, un’incredibile mole di cibo correlata agli avanzi nei piatti. Ed è paradossale che da una parte il pasto viene negato a chi non paga la retta, dall’altra enormi quantità di cibo finiscono nei rifiuti. È su questo che bisogna riflettere per la sua valenza etica: da un lato si butta il cibo e dall’altro lo si nega a chi ne ha bisogno. Siamo di fronte a problemi di educazione e di equità sociale su cui chi ha responsabilità pubbliche ha il dovere, quantomeno , di interrogarsi.

Fiore Isabella
Insegnante di Scuola Primaria