Intimidazioni Lamezia: Sel, la società civile deve reagire

Lameziasel26-06Lamezia Terme – Il Circolo SEL di Lamezia Terme ritiene essenziale riflettere sui ripetuti atti intimidatori ai danni di imprenditori e commercianti della Città, che segnano la ripresa delle attività delittuose e di un clima di paura, all’indomani dell’arresto del 10 febbraio di un giovane ventenne accusato di essere stato il protagonista di almeno uno di essi. Le ripetute azioni intimidatorie, realizzate in vari punti della Città, alcune in orari quasi serali, con modalità ‘ndranghetiste, fa supporre che si è in presenza comunque di un gruppo delinquenziale che lavora al ripristino del controllo del territorio dopo i successi delle operazioni Perseo, Medusa, Andromeda. “Secondo noi – scrivono dal circolo Sel – questa escalation avrebbe meritato una reazione ben più forte della società lametina. reazione che non c’è stata. E’ vero che non sono mancate dichiarazioni e prese di posizioni di singoli esponenti politici, ma non c’è stata soprattutto la reazione delle organizzazioni di categoria, produttive e commerciali, degli ordini professionali, dell’associazionismo, mentre parziale si è rivelata l’iniziativa delle forze parlamentari (di opposizione e di maggioranza) con qualche sorprendente e ingiustificato silenzio. Eppure la recrudescenza delle intimidazioni pone interrogativi che hanno bisogno di risposte rapide per evitare che, dopo i successi dell’azione di repressione, della quale va dato quasi esclusivo merito alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura, riemerga e si espanda la pervasività delle iniziative delle cosche. E’ lecito chiedersi chi organizza e sta dietro le intimidazioni degli ultimi giorni. Sono gli eredi delle “famiglie” colpite con le operazioni sopra citate o gruppi che stanno cercando di ricostruire nuove strutture criminali sulle macerie di quelle decapitate? Attualmente Lamezia è una piazza libera, dice un ‘pentito’ implicato nell’operazione Andromeda: dunque sulle macerie delle vecchie cosche si sta cercando di ricostruire nuove strutture criminali da inserire nel nuovo ‘assetto’ regionale della ‘ndrangheta? Nei giorni scorsi si è avuta notizia del nuovo assetto della ‘ndrangheta calabrese: è stata costituita la nuova “provincia ‘ndranghetista” di Crotone, Lamezia ed il suo territorio è ad essa che sono stati aggregati. La DIA nella sua recente analisi parla dell’impero della ‘ndrangheta: rapine, estorsioni, usura, riciclaggio, traffico di stupefacenti e di armi, infiltrazioni negli Enti Locali per acquisire appalti e per consolidare il rapporto con la politica. Una quantità di delitti che in Calabria non ha purtroppo segnato negli ultimi anni una significativa riduzione. La stessa DIA offre la mappa delle cosche presenti nelle diverse realtà italiane e calabresi. In Calabria ne sono state individuate ben 120. Nella provincia di Catanzaro 16, con importante epicentro Lamezia e il Lametino. Il nostro territorio può essere considerato una sorta di cerniera tra le due “province di ‘ndrangheta” (Crotone e Reggio Calabria), tenendo presente che alcune cosche locali tradizionalmente hanno costruito alleanze con famiglie mafiose del vibonese, della locride e della piana di Rosarno. Una situazione che ha fatto parlare il Presidente della Corte d’Appello del Distretto di Catanzaro in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, di un “quadro allarmante”. Il Procuratore dott. Bombardieri, nella conferenza stampa per l’annuncio dell’arresto dei fratelli Gagliardi accusati di omicidio e presunti appartenenti a cosche lametine, ha affermato che la Procura non intende mollare la presa su Lamezia, ma che serve collaborazione. Non è la prima volta che viene dalle Forze dell’Ordine e dagli Organi Inquirenti una sollecitazione in tal senso e questo appello non bisogna lasciarlo cadere. Ora nella nostra Città c’è stato un periodo in cui si era diffusa nelle categorie produttive, tra le aggregazioni della società civile, in singoli cittadini, la convinzione che la lotta per debellare la ‘ndrangheta non poteva essere solo compito della Magistratura, ma che bisognava organizzarsi e stare assieme, per meglio difendersi, e collaborare con le Forze dell’Ordine. Dopo le operazioni Perseo, Medusa, etc. bisogna dire che forse questa fase ha subito un riflusso: si è tornati alla “delega”agli organi inquirenti, alle chiusure omertose, alle ritrattazione, come si è verificato di dibattimento nel processo Perseo, ad opera di imprenditori che dopo avere denunciato la richiesta di “pizzo”, nel corso dell’interrogatorio in sede pubblica hanno ritrattato, smentendosi. Un arretramento, che ha segnato un certo cambiamento nell’atteggiamento di alcuni imprenditori che sembrava si fossero liberati da paure e preoccupazioni, confidando nell’azione positiva dello Stato. Occorre tornare allo spirito e all’impegno che ha animato i primi anni 2000 quando Rocco Mangiardi, potendo contare sulla solidarietà concreta, non solo proclamata, delle Istituzioni (Prefetto, Sindaco, Forze Sindacali e Politiche, Imprenditori organizzati, ecc.) senza timore testimoniava, indicando gli estortori e facendoli condannare a conclusione di un esemplare processo. O quando all’incendio dell’immobile della ditta Godino, seguiva la mobilitazione della Città con la serrata dei negozi e lo sciopero delle scuole. Due fatti che segnavano una svolta e aprivano una fase nuova ed esaltante per Lamezia. Ritrovare, dunque, da parte della società civile lo spirito originario del contrasto al malaffare e rilanciare, se necessario su nuove basi, l’impegno di quanti si oppongono alla mafie: organizzazioni, associazioni, strutture, singoli. Non può restare sotto silenzio infatti quanto accade in alcune aree del Paese, dove sono in corso processi ad alcuni esponenti della ‘società civile’, esaltati come eroi dell’antimafia e che ora sono accusati di collusione con le “cosche”. Da parte nostra incoraggeremo e saluteremo con favore tutte le decisioni delle istituzioni volte ad agire in profondità su questi fenomeni. E cercheremo, da parte nostra, di promuovere iniziative, impegnando rappresentanti istituzionali (locali e nazionali) ed esperti, in uno sforzo di conoscenza del fenomeno e di ricerca delle migliori ed efficaci modalità per combatterlo”.