Mafie: Boldrini, oltre a repressione serve battaglia culturale

Laura Boldrini

Laura Boldrini

Roma – “Tutti conveniamo sul fatto che quella contro le mafie sia anche una battaglia culturale e che lo Stato non la potra’ vincere se alla meritoria azione repressiva delle Forze dell’ordine, all’incessante attivita’ della magistratura e al miglioramento costante degli strumenti normativi, non si accompagnera’ il sostegno alla mobilitazione collettiva, il supporto alle migliori energie della societa’ civile e, soprattutto, la formazione delle giovani generazioni”. Cosi’ la presidente della Camera, Laura Boldrini, aprendo i lavori del convegno ‘Il contrasto alle mafie nella dimensione nazionale, regionale e locale’, organizzato dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie. La presidente ha sottolineato come “abbandonata la stagione dello stragismo e del clamore mediatico che ad esso si accompagnava” ora la criminalita’ organizzata si insinua “in modo capillare nei settori nevralgici del nostro Paese, al Sud come al Nord, e pone un’odiosa e pesante ipoteca sul futuro”, ostacolando lo sviluppo dell’economia, soffocando la crescita culturale e civile e acuendo il senso di rassegnazione e di sfiducia dei cittadini nei confronti delle Istituzioni. Vista la ramificazione anche territoriale del fenomeno mafioso, ora serve un “approccio sinergico al tema, che privilegi il metodo della integrazione delle esperienze e del coordinamento tra la componente parlamentare e le altre componenti presenti a livello territoriale, nonche’ delle realta’ dell’associazionismo e del volontariato che combattono in prima linea contro la sopraffazione e l’intimidazione mafiosa”. Serve dunque una battaglia culturale da parte dello Stato, ha ribadito Laura Boldrini, perche’ “come aveva ben compreso Don Pino Puglisi, la mafia si combatte a partire dai banchi di scuola, attraverso un’opera di educazione al rispetto delle regole e delle leggi, capace di indirizzare le nuove generazioni e non solo, verso una cultura di legalita’ e fiducia nello Stato di diritto. E nella scuola, cosi’ come sulla stampa, in TV e su Internet, bisogna sforzarsi di proporre ai giovani modelli positivi, evitando ogni rappresentazione del fenomeno mafioso e dei suoi esponenti che possa risultare in qualche modo attrattiva. Il mito del boss, della sopraffazione violenta, del denaro facile, va smontato e demolito, va stigmatizzato. Ad esso vanno contrapposti un altro modello e ben altre figure, personalita’ che possono costituire un esempio di impegno morale e civile”. Serve dunque un impegno nella memoria e “questo e’ il significato profondo della ‘Giornata della memoria e dell’impegno’ che ogni anno, il 21 di Marzo, chiama a raccolta, come e’ avvenuto sabato scorso a Bologna, decine di migliaia di persone. Penso sia giusta e motivata la richiesta, che personalmente condivido, di riconoscere anche per via legislativa l’importanza e il valore di questa giornata.  Cosi’ come spero che siano finalmente varate quelle norme che facilitino la partecipazione di familiari e vittime superstiti a tutte le iniziative utili al ricordo e alla promozione dei valori insiti nella lotta ad ogni forma di criminalita’ organizzata”. Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, la presidente ha auspicato che “oltre a migliorare la legislazione penale – penso innanzitutto all’approvazione di nuove norme severe in tema di corruzione, di falso in bilancio e confisca e gestione dei beni mafiosi – vi sia da parte delle Istituzioni un piu’ forte impegno sui temi sociali, sulla cultura, sull’istruzione, sulla lotta alle poverta’, che deve essere una priorita’ per tutti. Da qui passa infatti la strada maestra per togliere le radici alla presenza delle organizzazioni mafiose”.