Palmi (Reggio Calabria) – Quella dei baroni Musco è la storia di un’antica e nobile famiglia calabrese discendente dal filosofo Gaetano Filangieri, padre del generale borbonico e napoleonico Carlo Filangieri e dal generale Ettore Musco, Barone di Ambato e Auto, Generale di corpo d’armata, Duca di Cardinale e direttore del SIFAR (servizio segreto militare) dal 1952 al 1955 assurti recentemente alla cronaca nazionale per l’omicidio, avvenuto a Gioia Tauro, del barone Livio Musco, figlio del generale Ettore.
I Musco sono ricchi possidenti ed hanno vasti terreni anche nel comune Gioia Tauro. Su un loro terreno, venduto ad Alfonso Annunziata, è stato costruito il noto parco commerciale “Annunziata”.
Tra gli eredi del generale Ettore Musco e del barone Mario Domenico, ed in particolare tra la figlia baronessa Maria Ida ed i fratelli vi è, da anni, un conflitto, approdato nelle aule di giustizia, che ha come sfondo la divisione dell’ ingente patrimonio di famiglia.
L’indagine, scaturita dalle denunce di Maria Ida, ha visto imputati, davanti al Tribunale di Palmi, presieduto dal dottor Antonio Battaglia, Ruggiero Musco, Giuseppe Musco ed Edoardo Musco dei reati di appropriazione indebita ai danni dei prossimi congiunti madre, sorelle e fratello delle somme relative alla gestione del patrimonio indiviso, di varie truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di falso.
Durante il processo Ruggiero Musco, difeso dall’avvocato Giuseppe Macino, e Giuseppe Musco, difeso dall’avvocato Giacomo Iaria, hanno inteso avvalersi della prescrizione mentre Edoardo Musco, difeso dall’avvocato Antonino Napoli, ha rinunciato a tale facoltà chiedendo che nei suoi confronti venisse celebrato il processo e pronunciata una sentenza nel merito delle accuse.
Dopo l’escussione dei testi del Pubblico Ministero, l’esame dell’imputato e dei testi della difesa il Pubblico Ministero e la parte civile Maria Ida, rappresentata dall’avvocato Amodio, avevano chiesto la condanna del barone Edoardo Musco.
L’avvocato Antonino Napoli, difensore del barone Edoardo Musco, nella sua arringa difensiva, ha evidenziato che il suo aveva deciso di rinunciare al beneficio della prescrizione non per amore del rischio ma perché consapevole di essere innocente.
“Egli fu chiamato – ha continuato il difensore – dagli altri coeredi nel Maggio del 1995, a sostituire il fratello Ruggiero, nella gestione del cospicuo patrimonio e per agevolare le operazioni divisionali arenatesi sulle delicate e tuttora irrisolte questioni delle donazioni dirette ed indirette a Maria Ida ed ad altri componenti della famiglia senza commettere alcun reato o alcuna irregolarità ed agendo sempre nell’interesse – indistintamente – di tutti i coeredi”.
Il Tribunale di Palmi, accogliendo le tesi difensive dell’avvocato Napoli ha assolto con formula ampia il barone Edoardo Musco perché il fatto non sussiste.
Nello stesso processo è stato assolto anche il dottor Antonino Pace, difeso dagli avvocati Salvatore Frezza e Maria Zappia, imputato di concorso in falso.