‘Ndrangheta: capo procura Bologna, preoccupante imponenza forze

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Bologna – “Attraverso anche attivita’ tecniche di intercettazioni siamo riusciti a dare un senso alla documentazione che era in nostro possesso. Abbiamo potuto appurare che l’attivita’ era ancora in corso con indicazioni che venivano dal carcere”: lo ha detto il procuratore capo di Bologna, Roberto Alfonso, a seguito degli sviluppi dell’inchiesta ‘Aemilia’ contro la ‘ndrangheta che ha portato all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare ed al sequestro di societa’, beni ed attivita’ commerciali per un valore complessivo di oltre 330 milioni di euro. Il capo della Dda felsinea ha poi fatto riferimento ad una intercettazione tra due persone contenuta nell’ordinanza del gip in cui si parla di circa 7mila calabresi su Reggio Emilia e di 3, 4mila su Parma. Una frase, questa l’interpretazione che ne da’ il gip, con cui il primo informa il secondo interlocutore della presenza e dell’egemonia dell’organizzazione sul territorio. Questo “inquieta e preoccupa – ha sottolineato Alfonso – perche’ quando due parlando tra loro uno dice all’altro: ‘a Reggio Emilia sono circa 7mila e 3 o 4mila sono a Parma’ io ho ragione di preoccuparmi. Si parla di persone che in qualche modo e a vario titolo sono vicine all’organizzazione. Il problema e’ relativo al fatto che l’organizzazione puo’ contare su questa imponenza di forze”. Per quanto riguarda le societa’ oggetto dei sequestri “sono aziende molto importanti – ha precisato Alfonso – in molti settori nevralgici delle attivita’ economiche. Quindi, evidentemente, si parla di piu’ rispetto a sole infiltrazioni”. Il procuratore capo di Bologna lascera’ a giorni l’ufficio per andare a dirigere, come procuratore generale, la Corte di appello di Milano. “Io cerco di fare il massimo – ha detto Alfonso – fino all’ultimo giorno. Siamo riusciti a dare un segnale importante. Abbiamo aperto una strada e tracciato un percorso e – ha concluso – spero che venga proseguito anche quando io non ci saro'”.