‘Ndrangheta: Dda Catanzaro, risultati nonostante organico carente

catanzaro-tribunale-2807Catanzaro – “Nonostante un organico insufficiente la Dda di Catanzaro ha raggiunto successi importanti nella lotta contro la criminalita’ organizzata calabrese”. E’ quanto sostenuto dal procuratore aggiunto Vincenzo Luberto che a margine della conferenza stampa sulla confisca di beni per 37 milioni di euro al clan Tripodi ha voluto tracciare un bilancio della attivita’ svolta dall’ufficio giudiziario del capoluogo calabrese nell’anno che sta per concludersi. Luberto ha ricordato il lavoro svolto dal pm Elio Romano sul territorio di Lamezia, “in un biennio si e’ riusciti a disarticolare tutte le cosche di quell’area i Giampa’, i Cerra-Torcasio-Gualtieri, gli Iannazzo. Senza dimenticare che proprio da qui e’ partita l’indagine Dirty soccer che ha svelato gli illeciti nel mondo del calcio professionistico”. Il procuratore aggiunto si e’ poi soffermato sul Vibonese “territorio funestato da una presenza massiccia della criminalita’ organizzata con una miriade di cosche controllate dalle famiglie piu’ importanti. Anche in questo caso un solo magistrato, Camillo Falvo, e’ riuscito a portare a compimento una lunga serie di indagini che hanno svelato gli interessi dei clan nel narcotraffico, nel traffico di reperti archeologici, nell’estorsioni e nell’usura. Senza dimenticare la difficile ricostruzione della fida tra Patania e Piscopisani”.

A Cosenza, ha sottolineato ancora Luberto, “non ci sono piu’ latitanti”. “Il sostituto procuratore Pierpaolo Bruni ha messo in atto una imponente azione di contrasto ai clan cosentini, ma anche nelle aree di Paola e Corigliano”. Importanti anche i successi investigativi ottenuti nel Crotonese. Il pm Domenico Guarascio ha svelato come Cutro sia diventato “il centro di una nuova organizzazione criminale, una provincia autonoma che doveva essere retta dalla famiglia Grande Aracri. Un progetto stoppato proprio dall’intervento della Dda le cui indagini hanno consentito anche il successo dell’operazione Aemilia”. Infine il territorio della provincia di Catanzaro su cui il pm Vincenzo Capomolla non solo ha ricostruito la sanguinosa faida del Soveratese ma “e’ riuscito a dare una risposta di giustizia a un imprenditore vessato dai clan locali per oltre vent’anni”. “Si tratta – ha detto ancora Luberto – di un numero esiguo di uomini che fronteggia in ogni modo possibile la criminalita’ organizzata su due terzi del territorio calabrese ottenendo un successo insperato, se si considera che questi stessi magistrati devono far fronte a circa mille udienze. Lo sforzo della Procura e’ notevole, ma potrebbe alla lunga non bastare. Per questo ribadiamo che serve un incremento di organico”. Anche il procuratore vicario Giovanni Bombardieri ha tenuto a sottolineare le difficolta’ dell’ufficio. “Se la ‘ndrangheta e’ il nemico numero uno, come dicono, non e’ cosi’ che si combatte. Senza continuita’ negli interventi i clan si rigenerano”.