Sanita’: arresti R. Calabria, bimbo fu ridotto a stato vegetativo

neonatologia-repartowebReggio Calabria – Nascondevano prove di errori, imperizie e negligenze, senza alcuno scrupolo nei confronti dei pazienti, al punto da procurare aborti non desiderati o gravissime conseguenze per la saluta di donne e nascituri. Sono vicende terribili quelle che emergono dall’operazione “Mala Sanitas”, condotta dalla Guardia di Finanza nei confronti di 11 sanitari del reparto di ginecologia e ostetricia gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria. Secondo gli inquirenti, in barba al giuramento di Ippocrate, la principale preoccupazione degli indagati anziche’ salvaguardare la vita umana era di occultare le Come nel caso di un neonato, partorito da una donna alla 33a settimana di gravidanza, che per problemi respiratori e’ stato trasferito al reparto di neonatologia. Qui il neonato avrebbe dovuto essere intubato immediatamente, come risulta dalla cartella clinica che sia stato fatto. In realta’ invece, ha raccontato il comandante del Nucleo di Polizia Tributaria, il tenente colonnello Luca Cioffi, il neonato e’ stato intubato dopo 50 minuti perche’ il medico non riusciva a farlo. Il tubo, anziche’ nelle vie respiratorie, era finito in quelle digerenti. Oggi ha 5 anni, ed e’ in stato vegetativo per danni celebrali permanenti. La madre, ha rivelato il tenente colonnello Cioffi, era all’oscuro di tutto, sentita dagli inquirenti, ancora oggi ringraziava i medici: “Hanno fatto tutto il possibile, lo hanno anche intubato”.
In un altro caso, invece, una donna alla 17a settimana di gravidanza si e’ affidata al fratello medico. Questi, sul sospetto che il bambino fosse affetto da una patologia cromosomica, aveva sconsigliato la sorella dal portare avanti la gravidanza. Sia la donna che il marito, al contrario, si erano detti determinati a tentare tutto pur di avere il figlio. Il fratello della donna, pero’, ha deciso da solo anche per lei. E cosi’ ha chiesto la collaborazione di due colleghi, a uno ha chiesto di sostituire l’etichetta della flebo da somministrare alla sorella, per ingenerare contrazioni e simulare un aborto spontaneo. All’altro ha chiesto di somministrarle un medicinale per dilatare l’utero, ottenendo di fatto all’insaputa della donna un aborto che sulla cartella clinica e’ stato indicato come aborto “spontaneo”.