Scuola: insegnanti del Cosentino, “chiarezza su assunzioni”

Cosenza – Oltre cinquanta insegnanti della provincia di Cosenza hanno inviato una lettera aperta al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli. Il “Gruppo Docenti Esiliati fase B”, come si firmano, chiede lumi sui posti disponibili per le assegnazioni provvisorie. “Siamo in attesa dello scioglimento dell’arcano: quanti i posti disponibili per le assegnazioni provvisorie? Quante speranze di restare vicino a casa?”, scrivono gli insegnanti. “Circolano notizie, numeri, ipotesi sui posti. Telefonate, messaggi, incontri. Posti in deroga si’, posti in deroga no”, si legge nella missiva. “Vite sospese, fino al 31 agosto, termine ultimo dettato dal Miur per concludere tutte le operazioni. Intanto esce una circolare del Dirigente ATP di Cosenza – sottolineano i docenti – in cui si detta il decalogo del buon visitatore presso i loro Uffici. Al punto 9 tra l’altro il divieto di “assembramenti” o di proteste nelle vie antistanti gli uffici (sic!), ma il divieto, stabilito poi dalla questura per le manifestazioni, non deve essere comprovato da motivi di ordine pubblico? E decidere in gruppo di andare a chiedere informazioni sulla situazione che ci vede protagonisti, se non vittime, sembrera’ al Dott. Greco un motivo di pericolo? Vedremo”. Sono tante le domade che pongono gli insegnanti calabresi al ministro. “Sono ormai due anni che moltissimi docenti vivono l’incubo dell’immissione in ruolo su altra provincia. Non quella in cui permanevano da svariati anni, lavorando con incarico annuale, bensi’ una provincia capitata a caso grazie ad un algoritmo che una commissione tecnica di fior di ingegneri ha contestato in parte – scrivono ancora i docenti – e per l’altra non ha potuto neanche tentare di dare una spiegazione, visto che ne mancavano i dati basilari”. E gli insegnanti sollolineano ancora come “attraverso voci di corridoio ci giunge notizia dell’ammissione spontanea che “qualche” pasticcio lo hanno combinato. Si’, sulle nostre vite! Per aggiustare il tiro, e dare un contentino, lo scorso anno si inventano il cosiddetto “emendamento Puglisi”, un aggiustamento alla legge che deroga al vincolo triennale per poter richiedere la mobilita’: senza colpo ferire l’idea favorisce anche gli immessi nel precedente anno scolastico, i cosiddetti Immobilizzati”.

I docenti ricordano ancora come “a settembre 2015 parte un’assunzione divisa per fasi, i docenti di fase B, moltissimi muniti di titolo di specializzazione su sostegno, a prescindere dal loro punteggio e dalle priorita’ conquistate in graduatoria per merito e senza tener conto dell’eventuale volonta’ dichiarata di essere assunti su posto comune, vengono assunti su altre province, nella maggior parte dei casi da Roma in su”. “L’alternativa paventata alla richiesta di assunzione quale era? Depennati dalla graduatoria prima, emarginati nella graduatoria dopo, in quanto con 36 mesi di supplenza si usciva fuori dai giochi? – scrivono i docenti – ce lo diceva l’Europa!” “Intanto nel mese di novembre 2015 si procede all’assunzione di fase C, a parte i pochi docenti con decenni di precariato alle spalle, in questa fase si ritrovano assunte centinaia di persone che della scuola avevano solo ricordi, – polemizzano i docenti cosentini – si’ dei tempi in cui loro stessi erano alunni. Una magia senza precedenti. Non vincitori di concorso, ma residuati idonei”. “La domanda che ci siamo posti e ci poniamo e’: perche’ non assumere in base alla graduatoria, – chiedono gli insegnanti – in un’unica fase, senza estromettere chi aveva spesso solo una colpa: il possesso di un titolo in piu’?”. “Risposte non ne abbiamo ricevuto”, concludono i docenti. “Tra regole nuove e vecchie chi paga le conseguenze sono i docenti deportati e le loro famiglie, – dicono amaramente – anche quest’anno hanno vissuto un’estate infernale tra caldo ed attese. Pensavano che fosse finita l’angoscia estiva con il precariato e invece no, forse e’ anche peggio. Giocano ancora con la vita di chi, a 40 anni e piu’, le proprie scelte le aveva fatte, ha messo su famiglia e ha comprato una casa, di cui paga un mutuo magari. E non ci venite a dire che ci lamentiamo e siamo ingrati e che chi vuole lavorare deve accettare le condizioni date, qui nessuno ci ha favoriti, nessuno ci ha regalato nulla. Le nostre immissioni in ruolo erano attese e dovute, dopo carriere ultra decennali di insegnamento, in cui siamo stati “alle regole”, sempre diverse. Del resto le assunzioni l’Europa le imponeva, o no?”.

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