Lamezia: assoluzioni D’Agosto e Lucchino passate in giudicato

Tiziana D'Agosto e Giuseppe Lucchino

Tiziana D’Agosto e Giuseppe Lucchino

Lamezia Terme – E’ “passata in giudicato” la sentenza di assoluzione dell’avvocato Tiziana D’Agosto, difesa dagli avvocati Francesco Gambardella e Maurizio D’Agosto.  La sentenza è diventata definitiva perché non più impugnabile, in quanto l’accusa non ha proposto ricorso per Cassazione rispetto alla sentenza di assoluzione di secondo grado emessa dalla Corte di Appello di Catanzaro che aveva di fatto confermato quella di primo grado.
Si conclude così la “storia” giudiziaria che coinvolse la D’Agosto, cosi come l’avvocato Giuseppe Lucchino, nella famosa operazione “Perseo”, una “manovra” che di fatto portò a delegittimare i due professionisti, pur non avendo alcuna responsabilità penale per essere coinvolti in un procedimento giudiziario che nei fatti ha dimostrato la loro estraneità ai fatti contestanti. Anche per l’avvocato Lucchino la sentenza di assoluzione di secondo grado è diventata definitiva, cosi come per un altro indagato, l’agente penitenziario Giovanni Cosentino, assolto anche lui in primo e secondo grado.
La penalista lametina, che trascorse alcuni mesi nel carcere di Lecce, ottenendo poi gli arresti domiciliari, fu assolta sia dal Giudice dell’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Catanzaro che dai giudici della Corte d’Appello, perchè il fatto non sussiste, in quanto l’imputazione formulata dal pubblico ministero non avrebbe trovato riscontro nella fase processuale, (cioè non è stato provato); il fatto storico che è stato ricostruito dalla pubblica accusa non rientra nella fattispecie di reato dal punto di vista degli elementi oggettivi. Anche Lucchino, che trascorse alcuni mesi in carcere, fu assolto sia dal Giudice dell’Udienza Preliminare presso il Tribunale di Catanzaro che dai giudici della Corte d’Appello perchè il fatto non sussiste. A quattro anni dal loro coinvolgimento, i due avvocati lametini, con le sentenze passate in giudicato, sono stati definitivamente assolti e quindi abilitati nuovamente dal punto di vista professionale e morale, anche se il 25 giugno dello scorso anno, dopo la sentenza di assoluzione di primo grado, furono già riabilitati professionalmente.
L’auspicio ora è che la società e la pubblica opinione che, nella immediatezza della vicenda, avevano dato credibilità agli investigatori che li avevano coinvolti sulla base delle dichiarazioni dei pentiti e che nella fase del processo non hanno trovato riscontro, trovino la forza di riabilitare moralmente questi due giovani professionisti, che sono stati messi sul banco degli imputati senza un riscontro certo, ma sulla base di una informativa di notizia di reato che, poi, nel tempo si è rivelata “falsa”, consentendo però ai professionisti dell’antimafia di “predicare la loro verità”, su “falsi” elementi, come è avvenuto nei confronti di un cronista lametino, anche lui assolto definitivamente perchè il fatto non sussiste. Vicenda quest’ultima che alcuni, come un presunto comitato, utilizzarono per screditarlo, inviando lettere al Prefetto, con la complicità di pseudo giornalisti, che dimostrarono e dimostrano ancora solo di essere servi sciocchi, pur di apparire come i primi della classe.