Lamezia: anche in città si celebra 70° anniversario della Liberazione

liberazionelamezia
-di Claudia Strangis
Lamezia Terme – Nel giorno del 70 anniversario della liberazione dal nazifascismo, anche Lamezia Terme ha festeggiato e celebrato questo importante evento storico, con la deposizione di alcune corone d’alloro.

stemmacomune corteolamezia25aprile
Il 25 aprile, festa della Liberazione e della Resistenza, è una data cruciale nella storia d’Italia e rappresentò, nel 1945, un punto di svolta per la costruzione del nuovo Stato italiano, basato sulla democrazia e sul rispetto della libertà. Come ogni anno Lamezia ha festeggiato questo giorno con un corteo delle cariche istituzionali e dei rappresentanti delle forze dell’ordine e della società civile che hanno sfilato da piazza Ardito, su corso Numistrano per arrivare al monumento ai caduti e al milite ignoto nella villetta comunale di fronte la cattedrale.

liberazionelamezia1 liberazionelamezia2

Qui il parroco don Carlo Cittadino ha prima benedetto e tenuto un discorso commemorativo, ricordando i caduti “per la nostra Italia”, e così a seguire il consigliere dell’“Associazione nazionale Famiglie cadute e dispersi in guerra” Carmelo Colloca che ha ricordato come “la Resistenza sia stata, prima che un fatto politico, un fatto morale”.

liberazionelamezia3 liberazionelamezia4

In questo giorno, in cui si festeggiano la libertà e la speranza, Colloca ha precisato come queste siano state conquistate “con il sacrificio di tanti che abbiamo il dovere di ricordare e conservare”. Una democrazia, la nostra, “nata dallo spargimento di sangue di molti uomini e donne che si sono sacrificati”, “una memoria – ha concluso – da consegnare a chi verrà in futuro”. Il primo cittadino Gianni Speranza ha sottolineato quanto si senta il “senso della vivacità di questa festa in città” grazie alle tante iniziative organizzate in diversi punti di Lamezia, come quello su corso Giovanni Nicotera del Collettivo “Altra Lamezia”.

liberazionelamezia5 liberazionelamezia6

Il Sindaco ha ricordato che se oggi si celebra la liberazione dalla dittatura nazifascista, non bisogna dimenticare “un’altra dittatura moderna, quella della mafia”. Proprio per questo, oltre alla corona d’alloro deposta ai piedi del monumento dei caduti in guerra, altre corone d’alloro sono state poste sulla targa dei coniugi Aversa, un’ altra su quella dei due valorosi partigiani lametini, Vinicio Cortese e Domenico Petruzza, e una su quella dei due netturbini uccisi dalla mafia, Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte.

Vinicio Cortese
Nicastro (CZ) 20.01.1921
Studente universitario nella Facoltà di Giurisprudenza di Napoli e vicino alla Laurea viene richiamato alle armi nel 1941. Entrato nella Scuola ufficiali di Rieti, nel marzo 1942 ne uscì con il grado di sottotenente e fu assegnato al 29° Reggimento di fanteria “Assietta”. Nel luglio 1943 passò al X Reggimento arditi e fu inviato in Sicilia alla 120a compagnia del 2° Reggimento al comando del reparto sabotatori. Catturato dai nazisti, dopo l’otto settembre, evade nella valle dello Stura, in Piemonte. Ripreso ed inquadrato nell’esercito della RSI evade nuovamente e, raggiunto il Monferrato dove si stavano costituendo le prime bande partigiane, vi aderisce. Entrato nella VII Brigata della Divisione Matteotti “Italo Rossi” comandata da Tom (Antonio Olearo) uno dei più prestigiosi uomini della resistenza. Distintosi in diverse azioni di sabotaggio viene nominato Commissario di Battaglione. La “Banda Tom”, in conseguenza delle brillanti azioni portate avanti per mesi, era diventata obiettivo dei nazifascisti. Per ostacolare il movimento delle truppe nazifasciste motorizzate il comando della banda decise di far brillare alcuni ponti stradali del Monferrato. Vinicio Cortese si offrì volontario assieme al partigiano genovese Rolando Berluti. Nell’azione furono scoperti dai nazifascisti che circondarono il ponte. Nel conflitto a fuoco Vinicio cercò di salvare il suo compagno. Uscì dal riparo sotto il ponte e scaricò, sotto il fuoco dei mitra, la sua pistola contro i tedeschi, esaurite le munizioni scagliò la sua pistola contro il nemico cadendo colpito a morte. Anche il compagno, percorsi pochi metri, cadde crivellato di colpi. Medaglia d’oro al V.M. Motivazione: «Intrepido e valoroso partigiano, due volte catturato dai tedeschi, due volte evaso, si offriva sempre volontario per le più audaci gesta. Primo fra i primi in ogni ardimento, anelante sempre a maggiori audacie, richiedeva per sé il supremo rischio di far saltare il ponte di Ozzano. Mentre si accingeva all’epica impresa veniva sorpreso da una forte pattuglia tedesca e, disdegnando la fuga, uno contro quaranta, li affrontava con leonino slancio. Scaricata, fino all’ultimo colpo, la sua pistola, in un supremo gesto di sfida scagliava la sua arma contro il nemico e gridando “Viva l’Italia” cadeva fulminato da una raffica di mitra al petto. Fulgida figura di eroico partigiano, superbo simbolo dell’antico valore». Ozzano Monferrato, 26.08.1944.
Brano tratto da: I partigiani calabresi nell’Appennino Ligure-Piemontese (Rocco Lentini e Nuccia Guerrisi) a cura dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea Rubbettino editore (1996)

 

Domenico Antonio Petruzza
Nato a Nicastro il 2 gennaio 1922, fece il corso per sottufficiale dei Carabinieri reali a Firenze e, appena promosso, fu mandato in Croazia, poi in Francia, poi in Valle d’Aosta. Scriveva ad amici di Nicastro che era disgustato, stufo di prestare servizio e che desiderava vivamente liberarsene.

Domenico Petruzza

Domenico Petruzza

Sorti i gruppi partigiani, egli usciva dalla Caserma quasi quotidianamente portando con se le armi che poteva e rientrava senza di esse. Si seppe poi che le armi finivano nelle mani degli insorti. Uguale fine facevano le armi che a lui venivano consegnate dalla 11a brigata Garibaldi che operava a Venaria Reale, che dista circa 11 chilometri da Torino, dove era incaricato del rifornimento viveri. Nella notte del 24 agosto del 1944 incappò in un posto di blocco nazista. Posto sul cofano dell’autovettura, egli si mise a sparare precipitosamente a destra e a manca fino a quando una pallottola di mitra nazista non lo raggiunse alla colonna vertebrale. Pur così gravemente ferito, per non essere catturato, volse il mitra contro sé stesso e si uccise. I nazisti, facendo scempio di ogni sentimento umano, portarono in giro il suo cadavere per terrorizzare la popolazione.
Non possediamo la motivazione ufficiale, e riteniamo per giusto riportare la versione offerta dalla sezione dell’ANPI di Nicastro con la lettera inviata al Sindaco del Comune in data 5 maggio 1953: “Oggetto: Lapide Partigiano Petruzza Domenico. Questa associazione si pregia comunicarle che, aderendo alla iniziativa di un Comitato sorto per le onoranze al Partigiano caduto Petruzza Domenico, questa Sezione si propone di scoprire una lapide al detto Partigiano il giorno 10 c.m. Il partigiano Petruzza Domenico, vicebrigadiere dei Carabinieri, come comandante di un distaccamento dell’11a brigata Garibaldi operante a Venaria Reale, condusse a termine una serie di azioni di guerra con rara abnegazione e coraggio fino a quando, catturato in data 25/8/1945 mentre compiva una azione importante nelle sue zone ove erano dislocati i comandi nazisti e fascisti, fu vilmente assassinato e morì cantando gli inni della libertà. Pertanto, chiediamo che si conceda il muro a destra della lapide di Vinicio Cortese per la posa in marmo commemorativo e La invitiamo a partecipare alla manifestazione del 10. Distinti saluti. Per la Segreteria f.to Timpone Pasquale”.
Brano tratto da: Partigiani di Calabria – Enzo Misefari Luigi Pellegrini Editore – Cosenza (1988)

 

 

La manifestazione di Collettivo Lamezia

La manifestazione di Collettivo Lamezia

 

Collettivo Lamezia

Collettivo Lamezia