Scuola: una manifestazione di popolo trascurata

Fiore-Isabella-10-di Fiore Isabella
Lamezia Terme – Sabato 28 novembre 2015, Roma è stata invasa dai lavoratori del pubblico impiego tra cui gli insegnanti, già sulle barricate per contrastare gli effetti della (cattiva!) legge 107 che ci propone un sistema scolastico competitivo e classista. Il primo biglietto da visita di un governo etichettato di sinistra ma capace di farsi dare lezione di democrazia dal Ministro Falcucci, che, a cavallo della prima metà degli anni “80, aprendo un serrato dibattito nel mondo della scuola, assegnò a decine di “esperti”, detti Saggi, il compito di riformare i vecchi programmi della Scuola Elementare e gli stessi Ordinamenti. Ma il governo del fare, come dice il premier che lo presiede, non ha tempo per ascoltare chi blatera. Nel corteo dei blateranti, confusi in quell’enorme e variopinta platea, c’erano anche, come li ha descritti un sottosegretario del governo in carica, “gli irriducibili “che come il soldato giapponese non si sono accorti che la guerra è finita e, perciò, perseverano nel discredito della “missione” renziana del “fare”. Di certo, però, non hanno potuto non accorgersi del blocco del loro contratto, che vige da sei anni, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale che ne ha sancito il superamento, ma che continua ad essere mantenuto con buona pace di chi ha perso mediamente 300 ore di stipendio mensile, solo considerando l’inflazione e senza considerare il Tfr e le pensioni. Una manifestazione di popolo che è stata un’iniezione di calore ad un autunno ancora tiepido, animato soltanto da un esteso sentimento di sfiducia e rassegnazione. Un segnale che è anche un messaggio ad un governo cofotico, rispetto alle regole della democrazia che sanciscono l’appartenenza della sovranità al popolo (articolo 1 della Costituzione), al quale non può essere chiesta, dopo avergli imposto un quinquennale silenzio, una delega in bianco. Del risveglio della piazza, e del tentativo di porre un argine alla rassegnazione, non si sono accorti, e la cosa preoccupa non poco, neanche i maggiori quotidiani nazionali. Persino “Il Fatto Quotidiano” del 29 Novembre, un giornale nelle cui pagine è costantemente ospitato il disagio, ha riportato, a pagina 5, la notizia dei mille mobilitati per le strade di Ancona in corteo anti-trivelle, ma della manifestazione nazionale del pubblico impiego per le vie di Roma, nessuna traccia. Si ha la netta sensazione che la rabbia pacifica delle centinaia di migliaia di lavoratori del pubblico impiego non commuova ormai più nessuno e gli stessi telegiornali nazionali, in linea con lo stile del sottosegretario alla pubblica Istruzione, ne hanno dato contezza come se si trattasse degli ultimi patetici atti del soldato nipponico Hiroo Onoda. Se, invece dello stile pacifico della manifestazione, fosse emerso qualche atto sconsiderato di qualche provocatore in servizio effettivo e permanente la notizia non sarebbe sfuggita agli onori della prima pagina, con il risultato di buttare il bambino insieme all’acqua sporca.