Sanita’: Nesci (M5S), Lorenzin revochi incarico a Botti

dalila-nesci-2407Catanzaro – “Adesso il ministro della Salute revochi l’incarico al dg Botti, senza scuse. Chi sbaglia deve pagare”. Lo dichiara la deputata M5s Dalila Nesci, che ha inviato alle procure di Roma, Catanzaro e della Corte dei conti un esposto, trasmesso anche al Pg del capoluogo calabrese, sulla vicenda del decreto commissarial che il direttore generale della programmazione sanitaria nazionale, Renato Botti, ha dichiarato irricevibile in quanto mancante della firma del sub-commissario alla sanita’ della regione Calabria, Andrea Urbani. “L’atto del commissario Massimo Scura – spiega la deputata – revoca un decreto con cui il dg del dipartimento Tutela della Salute, Riccardo Fatarella, assegna il ruolo di centro di riferimento per l’intera Calabria all’unita’ operativa di Endocrinochirurgia del policlinico universitario di Catanzaro Mater Domini, malgrado essa effettui due interventi a settimana”. Per la deputata M5s “la fulminea scelta di Botti e’ sbagliata, in quanto accorda a Urbani, che difende una decisione folle, un potere di veto nei confronti dell’operato del commissario alla sanita’ calabrese, non riconosciuto dalla delibera del consiglio dei ministri, dalla logica e dal buon senso. Fatto grave – precisa la parlamentare M5s – in un altro caso Botti aveva ricevuto, esaminato ed approvato un decreto commissariale sottoscritto esclusivamente da Scura. In particolare, la validazione dei decreti ministeriali e’ di regola condivisa con il Ministero dell’Economia, il che stavolta non e’ avvenuto. Non si comprende affatto, poi, con quale diritto sia stato respinto un decreto commissariale che revocava un provvedimento improprio del dg Fatarella. Se una struttura fa due interventi a settimana, e’ evidente che debba essere disattivata e non riconosciuta quale centro di riferimento regionale. Questa vicenda obbliga il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, -secondo Nesci – a rispondere dell’operato del sub-commissario Urbani, che per logica e’ l’unico dei delegati governativi, stando agli atti citati nell’esposto, che possa aver voluto il riconoscimento dato al Mater Domini”.