Comitato Pro ospedale del Reventino: “Gravi disservizi per assenza linea internet”

Soveria Mannelli – “E’ capitato e ricapita spesso dover fare i conti con l’assenza di connessione con la rete in Ospedale, tanto che finiscono per andare in black out i servizi nevralgici della struttura ospedaliera. Dallo sportello ticket, agli uffici del territorio fino ad arrivare alla telemedicina (il servizio che consente di trasferire per immagini le radiografie) è ricapitato ancora una volta questa mattina e l’ospedale è stato bloccato per diverso tempo. Un fatto che si sta ripetendo con ciclicità a cui evidentemente non si riesce a porre soluzione. Ne consegue lo spazientimento dell’utenza che oltre a dover fare i conti con la regressiva decurtazione dei servizi e messi già a dura prova, devono sopportare inefficienze che spesso impongono un’attesa che spesso si protrae per ore, mentre molti scappano imprecando come se non ci fosse un domani” è quanto si legge in una nota di Alessandro Sirianni presidente del comitato Pro Ospedale del Reventino.
“In pratica – precisa – stiamo parlando di una struttura che non riesce a darsi una quadra, vuoi anche i protocolli Covid che limitano i servizi del laboratorio analisi, ma anche in cardiologia e in radiologia (che viene usata solo per le utenze interne e vietata agli esterni) che si vedono limitare le richieste immerse nelle forche caudine della contingentazione. Se a questo aggiungiamo che il sabato l’ufficio ticket è chiuso e quindi il giorno più accessibile per chi lavora diventa off limits, siamo alle latitudini della commedia di Frank Oz, Funeral Party. Ne viene fuori un quadro d’insieme impietoso che pone forti fratture tra l’utenza di questo territorio e la struttura alimentando un rapporto di sfiducia che qui nessuno merita in queste proporzioni. Si sta mettendo in discussione il minimo sindacale, non certo il piagnisteo che vorrebbe la riappropriazione di molte eccellenze che sono state volatilizzate da provvedimenti sempre discutibili”.
“Speriamo – conclude – solo che la svolta da tecnocratica a politica della sanità regionale possa ascoltare i territori piuttosto che cadere nella logica del PNRR, che lascia alla sanità solo 19 miliardi nel Recovery Fund, mentre nemmeno troppo occultata alimenta la proiezione verso le privatizzazioni. Siamo anche scocciati dopo 15 anni di Comitato a invocare pietismo attraverso mail e Pec, che non trovano mai accoglimento, forse i social e la stampa che ci ha dato sempre spazio possono essere i latori di quanto qui precisato affinchè giungano agli giusti presìdi istituzionali”.