Processo Perseo: la Notarianni non si presenta in aula, esame rinviato a venerdi’

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di Claudia Strangis

– Lamezia Terme – Ha disatteso le aspettative Rosanna Notarianni, la prima donna appartenente ad un clan ‘ndranghetistico lametino che si e’ pentita e che con le sue dichiarazione ha smantellato la ‘ndrina della quale faceva parte: quella dei “Notarianni”, finita nell’inchiesta Medusa e Perseo. In aula, infatti, questa mattina c’era molta attesa per questa sua deposizione. Infatti, oggi, nell’aula Garofalo del Tribunale di Lamezia, sarebbe dovuta essere lei la protagonista dell’udienza dopo il controesame dell’altra donna del clan, Franca Teresa Meliadò, moglie dell’ex boss Giuseppe Giampà. Dopo la prima parte dedicata al controesame della Meliadò, infatti, tutti si aspettavano il collegamento in videoconferenza dal quale la Notarianni avrebbe dovuto raccontare le sue verità sulla associazione ‘ndranghestica Giampà e, in particolare, sulla sua famiglia, di cui ha già parlato nel corso delle sue deposizioni davanti ai giudici della Direzione Distrettuale Antimafia. Ma così non è stato, perché il presidente del collegio giudicante, il dottor Carlo Fontanazza, ha letto una comunicazione da parte del Ministero dell’Interno con la quale si giustificava la sua assenza come una “rinuncia a presenziare”, anche se l’avvocato che rappresenta Rosanna Notarianni ha spiegato che la sua assistita è stata impossibilitata a partecipare per problemi di salute. Tutto rinviato, quindi, alla udienza di venerdì prossimo quando Rosanna Notarianni, chiamata a rispondere alle domande del pubblico ministero Elio Romano e a quelle dei difensori per il controesame, dovrà decidere se presenziare o meno. L’attesa per la deposizione di Rosanna Notarianni, è dovuta al fatto che è stata la prima donna a pentirsi, ma anche per la sua scelta controcorrente di “donna coraggio” che ha deciso di ribellarsi alla sua famiglia, che l’ha costretta ad una vita di violenze e minacce da quando era piccola. Il 26 maggio del 2010, Rosanna Notarianni decise di intraprendere il suo percorso di collaborazione con la giustizia, dopo che il marito, Giuseppe Angotti, nel novembre del 2008 aveva fatto lo stesso. La decisione non fu semplice. Dopo che il marito cominciò a collaborare, la Notarianni fu vessata dai familiari che la costrinsero ad interrompere qualsiasi rapporto con l’Angotti, tanto da obbligarla a chiederne la separazione. “Non riesco più a sostenere la situazione che si è venuta a creare in conseguenza della decisione di mio marito di collaborare con la giustizia”, così la donna ha motivato ai giudici della Direzione Distrettuale Antimafia, la sua decisione, aggiungendo di temere per l’incolumità dei suoi figli, come gli avevano manifestato alcuni dei suoi fratelli ed è stata lei stessa a raccontare: “i miei familiari, in particolare mio padre ed i miei fratelli, mi dicevano di dare tutti i figli a mio marito perché erano destinati a finire in un tombino”. Da qui la scelta di compiere quel gran passo anche perché temeva per la sua vita e quella dei suoi figli in quanto in alcune circostanze, soprattutto dopo che li aveva accompagnati a far vista al padre, i familiari avevano danneggiato i vestiti del figlio che aveva lasciato stesi sul balcone e in una altra occasione sul balcone della sua stanza gli fecero trovare dei proiettili, o quando andava a trovare sua sorella e quest’ultima “indossava una maglia nera e mi diceva che la mia strada non era quella insieme a mio marito, altrimenti mi diceva avrei perso mio figlio e mi sarei vestita anch’io a lutto”. La sua famiglia d’origine attribuiva al marito la responsabilità dell’arresto dei suoi fratelli e pertanto, la costringeva ad una pressione psicologica tale da farla ricorrere anche ad un gesto estremo: “assunsi delle gocce e venni ricoverata presso l’Ospedale di Lamezia Terme poiché mi sono sentita male”. Il 26 maggio del 2010 ha recuperato la vitalità e l’energia morale per raccontare le verità che conosceva sulla sua famiglia, rivelando agli inquirenti anche delle molestie subite dall’età di circa cinque anni “da suo padre e da due suoi fratelli” e di cui mai aveva avuto il coraggio di parlare prima. Ad accompagnare le sue dichiarazioni, Rosanna Notarianni ha lasciato agli inquirenti anche un diario di quaranta pagine, dove ha trascritto tutti i fatti che riguardano le attività criminali poste in essere dalla famiglia Notarianni e di cui lei è venuta a conoscenza negli anni.