Lamezia: Alecci strutture teatrali resteranno ancora chiuse

Lamezia Terme – Quasi due ore di protesta questo pomeriggio presso il Municipio di Lamezia per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda della chiusura di alcune strutture comunali, dai teatri agli impianti sportivi. A protestare pacificamente non è stata solamente la consulta delle associazioni ma questa volta sono accorsi direttamente i bambini coinvolti, insieme alle loro famiglie, molte le mamme presenti, insegnanti di danza, che alla fine sono riuscite a farsi ascoltare, ed avere la possibilità di un confronto diretto con il commissario Alecci. Inizialmente, solo una rappresentanza era stata ricevuta dal commissario per tentare di avere chiarimenti in merito, poi però il commissario ha deciso di parlare direttamente anche ai cittadini che attendevano fuori. La domanda diretta è stata semplicemente quella di sapere se i saggi di danza si potranno fare al teatro Grandinetti, l’unico fino ad oggi rimasto attivo. Perché per le associazioni di danza non c’è più l’agibilità, o per meglio precisare, quali documenti mancano per ottenere l’agibilità definitiva e riconosciuta? Le associazioni chiedono in generale un’attenzione diversa. L’obiettivo dell’incontro non sembra in realtà essere stato raggiunto. Da una parte il commissario rassicura sull’intenzione di voler raggiungere l’agibilità, che ritiene essere un problema facilmente risolvibile, dall’altra però non sembrano ancora comprendersi i tempi perché si possa, legittimamente, lavorare anche nel campo delle associazioni di danza, così per come è stato permesso alle associazioni teatrali fino al 29 aprile scorso proprio sul palcoscenico del Grandinetti.
Dalle parole di Alecci, anche secondo quanto affermato al tavolo ai rappresentanti della consulta, è risultato che in definitiva “si attende la dichiarazione di variazione di accatastamento sui camerini del Teatro”. Difatti, nell’incontro di questo pomeriggio si è spiegato che l’accatastamento richiesto è relativo ai lavori fatti per creare i camerini, e solo dopo si potrà dichiarare l’agibilità tecnica. “Noi facciamo le cose sulla base del rispetto della legge. Stiamo aspettando questo dichiarazione di accatastamento”, l’accatastamento non dipende dal Comune, che una volta avuto tale certificato procederà agli atti di propria competenza. Per il commissario “chi amministra deve tenere conto di questa situazione. Il nostro ruolo è amministrare, dialogare ma anche adottare atti determinativi e di apertura o di restringimenti di diritti e di aspettative di qualcuno. È necessario assumere atteggiamenti coerenti con il ruolo che si ha e i tempi che si vivono. Le cose stanno come dimostrano gli atti amministrativi che facciamo”.
E sottolinea “il Teatro Grandinetti non è chiuso ma carente della certificazione di agibilità da tempo, e quindi ora non concesso”. Spiega che è sua premura “impedire che permanga la situazione non a norma di legge, perché serve una sicurezza generale dell’intero edificio, del contenitore. Questo lo hanno detto i tecnici. Ovvio è che se chiudo non posso mantenere chiuso. Non appena sarà approvato il bilancio di previsione avremo le idee più chiare”. In conclusione, afferma “quando ce ne andremo lasceremo a questa città delle realtà con in possesso delle certificazioni. Io sono sicuro che questo provvedimento sarà preso a breve”.
Cosa significa per un’associazione di danza rimanere senza uno spazio per poter effettuare i saggi di danza, che sono il risultato di almeno un anno di lavoro, spese annesse? “Vengono infranti i loro sogni ma anche quelli di ragazzi più grandi che da queste realtà sono riusciti oggi ad essere presenti in tanti teatri importanti nel resto d’Europa”, dichiara per esempio Aldo Gramuglia, presidente dell’Associazione Culturale Danza Giselle, presente da 20 anni sul territorio.
“Nonostante il messaggio che vogliono fare passare loro, cioè di essere aperti verso la città, purtroppo ciò non accade perché ogni volta dobbiamo organizzare una protesta per essere ricevuti e questo è alquanto vergognoso”, dichiara Francesco Ruberto. “E’ importante trovare soluzioni. Non è pensabile che si chiuda tutto. Ci stiamo privando della socialità. È un danno anche sotto il profilo economico perché non si crea indotto alle casse comunali”, afferma Gianturco. “Tra l’altro, il mancato guadagno”, afferma un altro rappresentante delle associazioni presenti al tavolo, “non consente alle strutture di provvedere alla manutenzione delle stesse”.
Paola Gallo