Mafie: Grasso, serve sussulto etico della politica

Piero Grasso

Piero Grasso

Roma – Alla politica si richiede “un sussulto etico” contro la criminalita’ organizzata. E’ quanto affermato dal presidente del Senato Pietro Grasso in occasione del convegno “Il contrasto alle mafie nella dimensione nazionale, regionale e locale” alla Camera. “In quasi mezzo secolo di impegno contro le mafie ho compreso che sono necessarie buone leggi, strumenti legali e operativi per le forze di polizia, la magistratura e le istituzioni. Necessarie – ha sottolineato Grasso – ma non sufficienti. Si impone una trasformazione culturale nella gestione della cosa pubblica; un ritorno alla cura dell’interesse generale, ai bisogni dei deboli, degli ultimi; la realizzazione di progetti strategici per il futuro del Paese. Di questo non puo’ che incaricarsi la politica, alla quale si richiede un vero sussulto etico”. Grasso ha sottolineato come il fenomeno mafioso sia diverso nelle diverse realta’ locali, “ma e’ nazionale perche’ riguarda il Paese in ogni sua componente: sociale, politica, economica ed istituzionale”. Rispetto al passato, ha fatto presente il presidente “si sono ridimensionati gli episodi violenti e visibilmente di matrice mafiosa, il che ha contribuito a ridurre l’attenzione politica sul fenomeno. In secondo luogo, si e’ estesa la presenza mafiosa in attivita’ economiche legali. Infine, si sono consolidati quei fenomeni, in atto da tempo, di espansione dell’influenza mafiosa in aree non tradizionali del centro-nord Italia, attraverso nuove modalita’ di interazione e pressione sui diversi contesti locali: istituzionali, economici e sociali locali. La presenza delle mafie in economia non e’ fenomeno nuovo. Cio’ che negli ultimi anni ha cambiato lo scenario sono le nuove opportunita’ connesse alla prolungata crisi economica mondiale, che ha indotto le mafie a perseguire l’accumulazione di ricchezza sempre meno attraverso le tradizionali attivita’ di tipo predatorio-parassitario, e molto piu’ mediante investimenti in mercati legali e acquisizioni di imprese in dissesto. A fronte del consistente rischio di gravi sanzioni penali connesso ai tradizionali mercati illegali (droga, estorsioni, traffici), fra i criminali e’ considerazione comune (purtroppo fondata) che sia estremamente improbabile incorrere nella repressione e quindi piu’ redditizio effettuare operazioni nell’economia legale, per via delle grandi difficolta’ del controllo statuale sul riciclaggio e sull’origine dei patrimoni illeciti”. Dunque “per contrastare le mafie la politica deve fare una scelta di campo chiara e inequivocabile contro l’economia sommersa, il riciclaggio, i capitali illeciti, l’evasione fiscale, i delitti societari”. Ma l’evoluzione “piu’ preoccupante”, come si vede a Roma in Mafia capitale e al Nord Italia, ha sottolineato Grasso, “deriva dal consolidamento di un’area che coinvolge insieme a mafiosi e criminali, politici, imprenditori, professionisti e amministratori pubblici: complesse reti di relazioni inizialmente inquinate da intimidazione e violenza che poi lasciano il posto alla convenienza, alla collusione, alla corruzione, al favoritismo, e piu’ in generale alla coincidenza e fusione di interessi diversi”. E questo fenomeno riguarda anche il Nord. “I mafiosi e i criminali si inseriscono fra la sfera dell’economia e quella della politica offrendo alle imprese e a segmenti delle istituzioni quei servizi che esse richiedono”. Ma spesso il “rischio penale” per i reati “dei colletti bianchi” e’ basso, ha notato il presidente del Senato, e “questa e’ la ragione per la quale mi sono impegnato cosi’ energicamente per rafforzare la risposta sanzionatoria e preventiva dello Stato, e finalmente in questi giorni siamo riusciti a dare avvio al dibattito parlamentare alla legge sulla corruzione, dopo tanti, troppi rinvii”. Dunque visto che “la corruzione e’ il principale strumento utilizzato dalle mafie transnazionali per garantire i propri affari e condizionare interi governi”, “occorre ridurre le opportunita’ criminali inavvertitamente generate da legislazioni caotiche e ridondanti, soprattutto in materia di appalti e di procedure pubbliche. Insomma servono prevenzione e repressione insieme. L’una non esclude ma anzi impone l’altra”.